Zingaretti: il cerchio si stringe

Effetto-Polverini anche sul Pd. L’ufficializzazione della candidatura della sindacalista di destra che piace (anche se non lo ammetterebbero mai) anche a quelli di sinistra smuove le acque nello schieramento opposto. Che simula sicurezza ma non riesce a nascondere una certa ansia. Sintetizzata dall’appello di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, a fare presto: «Sono due mesi che chiedo alla mia coalizione di riunirsi per lavorare sul programma e sul candidato. Spero che ora lo facciano». Zingaretti che continua a pensare che «in questa Regione, il centrosinistra è molto competitivo e insieme deve individuare la figura più forte per vincere». E che nega di essere lui la persona giusta: «Non ho cambiato idea: non mi candido».
Sarà. Ma tutti i ragionamenti, nel Pd, girano sempre attorno al solo nome dell’inquilino di Palazzo Valentini. Al punto che Giorgio Ciardi, delegato del sindaco per la sicurezza, parla di «torello» attorno al suo nome. «Il centrosinistra può vincere una partita che sembrava già chiusa candidando Zingaretti a capo di una coalizione con Udc, Idv e una coalizione unita da un programma in cui, come è giusto, nessuno si senta aggiuntivo ma protagonista paritario», dice Roberto Morassut, deputato del Pd. «Zingaretti è il candidato migliore, che può aprire un nuovo ciclo politico di governo nel centrosinistra nel Lazio e a Roma», assicura Alessandro Mazzoli, coordinatore regionale del Pd.

«Zingaretti è un buonissimo candidato, può farcela, è in grado di vincere», aggiunge Esterino Monti, vicepresidente e facente funzione della Regione. Che, secondo il consigliere regionale del Pdl Fabio Desideri, «in realtà pensa a se stesso ben accomodato sulla poltrona di Marrazzo Piero del Pd, con indosso le sue eleganti vesti».

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