Normalmente i reading, come dicono quelli che parlano bene, o le letture sceniche, come dicono quelli che parlano in italiano, sono una grande fregatura. Soprattutto se sono basati soprattutto sul nome a caratteri cubitali del protagonista sulle locandine.
Normalmente, appunto. Ma è già dallo scorso anno che sul palco del teatro Modena di Genova, nellambito della programmazione dellArchivolto, vanno in scena letture sceniche che smentiscono la regola, quasi un teorema infallibile, del grosso nome-acchiappagonzi. È successo lo scorso anno con il Seta di Alessandro Baricco (ri)letto da Claudio Bisio ed è successo in questi giorni con La sirena, tratto dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa letto da Luca Zingaretti.
Stavo per scrivere «interpretato» anziché «letto». E non sarebbe stato un refuso. Perché - se lottimo Giorgio Gallione faceva accompagnare Bisio solo da ballerine, veli e colori, senza nientaltro che scenografie pure - Zingaretti va oltre. E scende al grado zero della lettura scenica: gli unici elementi con cui si aiuta sono le musiche di una fisarmonica e una luce che illumina alternativamente il leggio o la postazione del musicista Fabio Ceccarelli. Punto, basta, nientaltro.
Proprio la solitudine, che potrebbe essere lhandicap di Zingaretti, lasciandolo abbandonato al virtuosismo, è invece un suo ulteriore punto di forza. Perché lattore romano, anziché lasciarsi andare a un gioco di dialetti, trasformando i due protagonisti del racconto di Tomasi di Lampedusa in copie carbone di Salvo Montalbano, fa unoperazione molto più sottile.
Funziona. E le atmosfere anti-Montalbano conquistano in platea anche chi è lì solo perché pensa che vada in scena limitazione del commissario.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.