Si discute tanto, in questi giorni, della necessità di trovare una sistemazione per le centinaia di nomadi reduci dai due campi appena smantellati dalle forze dellordine in Lombardia.
La prego però di chiarirmi una cosa: se si tratta di nomadi (dal dizionario: popolo o tribù che si sposta frequentemente, senza mai avere una dimora stabile), mi spiega perché dobbiamo trovare loro una sistemazione stabile? Al Tg2 dell11 luglio, uno di essi, intervistato sulla questione, dichiarava che «tutto ciò che noi chiediamo è una casa e un po di terra». Alla faccia, e pare poco? Pure la terra! Quanti italiani devono sgobbare tutto il giorno e fare sacrifici per acquistare anche solamente un bilocale? Inoltre, anche ammesso che si possa trovare loro una dimora fissa, sarebbe giusto che non fossero più considerati nomadi, ma residenti e, di conseguenza, tenuti al rispetto delle leggi e al pagamento delle tasse. Nei loro campi si vedrebbero così meno roulotte da 10 metri e auto di lusso, non crede?
Cominciamo col dire, caro Morocutti, che potendo contare sullenergico appoggio del partito filozingaro - una vera e propria lobby - le pretese dei suddetti non sono campate in aria. Scrivo zingari ma non dovrei perché gli zingari non si chiamano più zingari. Dapprima furono denominati nomadi e poi, visto che non si schiodano mai, che di alzar le tende nemmeno se ne parla, gli incommensurabili ipocriti della correttezza politica hanno deciso di chiamarli Rom. Rom è il nome che si sono dati loro, gli zingari, e pare che stia a indicare l«essere», lindividuo. Zingaro, bel termine antico (viene dal greco medievale), è dunque parola tabù. Curiosamente non lo è «tzigani», che sono gli zingari delle regioni danubiane, così come «zingarata» o «zingaresca», faccenda che dimostra come la già di per sé bischera correttezza politica può tranquillamente diventar bischerrima. Gli zingari, gente sveglia, hanno capito tutto. Hanno capito cioè che lItalia è, come recita il noto adagio popolare, la vigna dei (omissis) dove ogni uccello ci fa il nido. Basta saper maneggiare due chiavistelli - «diritti» e «minoranze» - e si spalancano le porte. I diritti delle minoranze risultano infatti più sacri di quelli delle maggioranze. Anzi, diciamola tutta: le maggioranze hanno solo doveri, uno dei quali è di concretizzare i diritti delle minoranze. Come non bastasse, le minoranze sono immancabilmente «buone» e le maggioranze inevitabilmente «cattive». Uno sostiene che gli zingari hanno la mano lesta? È un fascista-razzista-xenofobo. O anche padano: sostiene Francesco Merlo di Repubblica che i padani sono «i più esposti a cadere preda dei pregiudizi e degli umori razzisti» perché «ogni fenomeno illegale che sta dentro la fisiopatologia della modernità nella Padania può diventare una minaccia apocalittica». Io non sono padano, ma ragiono come un padano: per me lillegalità, sia essa fisiopatologica o no, è e resta una minaccia, ovvero pericolo incombente oltre che indizio di mali futuri. Minaccia apocalittica? Dipende dal punto di vista. Aspettiamo che lappartamento di Merlo sia ripulito dai così detti soliti ignoti, categoria nella quale possiamo tranquillamente includere gli zingari, poi ne riparliamo. «Tutto ciò che chiediamo è una casa e un po di terra», invocano gli zingari. E laltra minoranza nostra gentile ospite, quella islamica? Per motivi sanitari - norme igieniche non rispettate, il bello del folklore multietnico - a Gallarate è partito lordine di sgombero per una moschea. «Noi non ce ne andiamo - ha subito messo in chiaro limam locale, il signor Mohammed el Mafudi, un altro che ha capito tutto - finché non ci viene data una sede alternativa». Belle pretese, niente da dire.
Paolo Granzotto
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.