Zito capogruppo del partito che non c’è più

Zito capogruppo del partito che non c’è più

La sua carica lo «disegna» inevitabilmente come quel giapponese che difende il fortino perché non sa che la guerra è finita. Il suo carattere, il suo modo di fare in consiglio non lo aiutano a svestire quella «divisa», anzi lo chiudono sempre più nell’eremo azzurro che si è ritagliato. Lorenzo Zito resta avvolto nella bandiera di Forza Italia, e pazienza se Forza Italia non esiste più. Ora che tutti sono passati nel Pdl, lui resta nei mesi fedele a quel tricolore a bande oblique che tanto ha cambiato la storia politica d’Italia, a tal punto da impedire che il «Gruppo Forza Italia» alla Provincia di Genova venisse chiuso per sempre. No, lui è rimasto, si è dichiarato ancora consigliere di Forza Italia e ha «salvato» il marchio, è diventato capogruppo. Di se stesso, magari, ma pur sempre capogruppo.
Né d’altra parte sarebbe facile immaginarlo lavorare intensamente al fianco di qualche altro collega, visto che Lorenzo Zito ha recentemente diminuito i contatti con gli altri consiglieri dell’opposizione, che lo descrivono come sempre più riservato e schivo. Impossibile anche contattarlo, inutile chiamarlo per una semplice intervista sul suo nuovo ruolo di capogruppo: non risponde neppure al telefonino. Una trasformazione incredibile per quanti lo hanno sempre visto in prima fila, a combattere ad esempio anche battaglie non strettamente legate all’attività della Provincia come nel sostegno del referendum su riduzione dei parlamentari e federalismo, o a favore della nascita dei Circoli della Libertà.

Attivissimo anche al di fuori della politica, aveva composto i cantici sull’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso del Genoa dopo la retrocessione in serie C. Ora, il Lorenzo Zito capogruppo del partito che non c’è più è tutta un’altra persona. Chiusa nel suo fortino inespugnabile.

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