Zittire un giornalista è incostituzionale E gli inglesi lo sanno da oltre quattro secoli

Roma A diversi costituzionalisti e giudici della Consulta la vicenda del direttore del Giornale Vittorio Feltri, sospeso per sei mesi dall’Ordine dei giornalisti, ne richiama alla mente una molto antica ma ritenuta ancora oggi un prototipo del giudizio di costituzionalità.
È la storia di Thomas Bonham, medico esperto e attento, amato dai suoi pazienti, ma con qualche problema economico.
Esercitava la sua professione a Londra, nell’Inghilterra di Giacomo I Stuart, agli inizi del Seicento. Ma a un certo punto si scontrò con il Royal College of Physicians. L’associazione britannica dei medici, fondata nel 1518 da Enrico VIII, lo punì con una multa perché non aveva versato la somma presupposto per essere autorizzato a svolgere l’attività professionale.
Bonham, però, non si dette per vinto e continuò a fare il medico. Sempre senza pagare quello che gli chiedevano e quindi senza la preziosa autorizzazione. Finì in prigione per questo, ma ancora non si arrese.
Sostenne che si trattava, diremmo oggi, di un «arresto arbitrario» e contestò l’autorità del Royal College of Physicians, cioè l’organismo che ancora oggi fissa gli standard della pratica clinica, dell’istruzione e della formazione, delle valutazioni e degli esami e supporta i medici nella loro professione. Bonham affermò che l’Ordine che lo aveva giudicato non poteva essere imparziale, perché aveva un grosso vantaggio economico dal pagamento dei contributi richiesti per dare l’autorizzazione.
Era l’anno 1606 e il giudice Edward Coke ritenne fondata la sua richiesta. L’alto magistrato, nominato quello stesso anno Chief of Justice della Court of Common Pleas, affermò infatti che potevano essere giudicate nulle le leggi se «contrarie al diritto (inteso, ovviamente, come insieme di norme che promanavano da una fonte di produzione giuridica superiore), alla ragione, o ripugnanti o impossibili a eseguirsi». In pieno conflitto tra Parlamento e sovrano, la sentenza di Coke sosteneva, dunque, che un atto regio in contrasto con la Costituzione doveva essere comunque dichiarato nullo dai giudici.
Anche se accaduta in Inghilterra tanti secoli fa questa vicenda, secondo i giuristi, è molto importante perché precorre il giudizio di costituzionalità delle leggi. Il «Bonham’s case» sarebbe, dunque, il fondamento della giustizia costituzionale.
La pronuncia dell’Ordine dei giornalisti che ha sospeso Feltri, impedendogli per sei mesi di esercitare le funzioni di direttore, secondo molti esperti ha a che fare con questa storia.
In particolare, con l’articolo 21 della Costituzione, che tutela la libertà di tutti di manifestare il proprio pensiero senza restrizioni o censure.
Di qui la domanda: può considerarsi legittima una disposizione che permette a un Ordine di inibire l’attribuzione o il mantenimento dell’incarico di direttore di un giornale o che vieti di scrivervi abitualmente, come nel caso del giornalista ora parlamentare Renato Farina?
Tanto più che, fanno notare i costituzionalisti, a differenza di ciò che avviene per medici, ingegneri o architetti, in questo caso non si richiedono conoscenze tecniche particolari necessarie per esercitare la professione (e infatti nella Costituzione non c’è alcuna norma che consente a tutti di fare i medici, gli ingegneri, gli architetti).

E qualcuno si chiede: «Troveremo a casa nostra, tra coloro che ogni giorno si stracciano le vesti se solo si parla di apportare qualche piccola modifica alla prima parte della Costituzione, qualche giudice Coke che dopo 400 anni voglia affermare l’intangibilità dell’articolo 21 che della nostra Carta è uno dei fondamentali pilastri?».

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