Scandalo Mps

"Mussari, Vigni e le bugie del clan su Antonveneta"

La procura formalizza le accuse ai vertici della banca, ecco le carte

"Mussari, Vigni e le bugie del clan su Antonveneta"

Per completezza di informazione si precisa che, con riferimento alla posizione del Dott. Marco Morelli all'interno della vicenda giudiziaria cui fa riferimento l'articolo, in data 13 dicembre 2013 il competente Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto l'archiviazione delle indagini a carico del medesimo.


Mussari, e non solo. Reato per reato, bugia per bugia. Ecco le accuse della procura di Siena al «clan Mps». Si è parlato tanto dell'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps e dello pseudo-aumento di capitale finanziato con i fresh bond. Così tanto che quell'operazione, che nel 2008 arricchì Banco Santander grazie a una plusvalenza irragionevole e segnò l'inizio della fine per la banca senese, è considerata la chiave di volta del caso Monte Paschi, anche al netto dell'odore di tangenti. Un filone importante, su cui i tre pm toscani Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalizi si stanno concentrando in questa fase dell'inchiesta. Ma su cosa, e nei confronti di chi, puntano i pm per fare luce sul quel deal disgraziato? Seguiteci. Tra gli indagati per Antonveneta e «fresh» c'è l'ex presidente, Giuseppe Mussari, il cui interrogatorio in calendario due giorni fa è stato rinviato su richiesta del manager (uno dei suoi legali non era disponibile lunedì scorso) alla prossima settimana. A Mussari la procura contesta il falso in prospetto (in concorso con l'ex direttore generale di Mps Antonio Vigni, con l'ex direttore finanziario Daniele Pirondini e con Raffaele Giovanni Rizzi, all'epoca responsabile dell'area legale del gruppo senese) per le false informazioni fornite riguardo all'emissione dei «fresh 2008», i titoli collocati da JpMorgan che dovevano finanziare l'aumento di capitale richiesto da Bankitalia per concedere il via libera all'acquisizione di Antonveneta. In particolare, per aver occultato i contratti di «total return swap» in virtù dei quali i bond, invece di essere collocati sul mercato, erano finiti in buona parte (490 milioni di euro) nella pancia dell'azionista di riferimento di Mps, ossia la Fondazione Mps.
Sull'ex presidente pende anche l'ipotesi di manipolazione del mercato (in concorso con Vigni e Pirondini) sempre per l'operazione di collocamento dei «fresh 2008», in quanto le notizie fasulle propalate al mercato avrebbero provocato un'alterazione del valore delle azioni ordinarie del Monte Paschi. Quanto ad Antonio Vigni, che è atteso in procura stamattina alle 10.30, l'ex dg di Mps oltre alle ipotesi di reato in concorso con Mussari è accusato anche di ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza. Una contestazione che gli inquirenti gli fanno per aver mentito (anche qui in concorso con gli ex direttori finanziari Daniele Pirondini e Marco Morelli) nella risposta alla lettera con cui Bankitalia a settembre del 2008 chiedeva chiarimenti sull'aumento di capitale da un miliardo da finanziare con «fresh bond». Tra l'altro, i pm rimarcano come siano state nascoste a Bankitalia due lettere di «indemnity», una a favore di JpMorgan e una a Bank of New York, firmate entrambe da Morelli, e al solo Vigni viene anche contestato d'aver sostenuto con la Banca d'Italia che il pagamento di canoni d'usufrutto a JpMorgan per il «presunto» aumento di capitale era posticipato al maggio 2009, dopo il bilancio. Ma era una balla: due rate erano già state pagate al momento di quella risposta, e altre due andavano in scadenza prima del maggio successivo. Anche gli altri tre dirigenti indagati (Morelli, Pirondini e Rizzi) verranno presto interrogati.
Ieri intanto è saltato fuori un nuovo filone che porta a San Marino con le carte dell'inchiesta «Varano» - chiusa nel 2011 a Forlì - nelle mani dei pm senesi. Le ipotesi di reato erano l'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all'ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza. L'indagine era nata da un'altra inchiesta, «Re Nero», una operazione antiriciclaggio cominciata con il sequestro di un furgone portavalori che, su ordine di Mps, stava portando alla Cassa di risparmio di San Marino 2,6 milioni di euro. Tra i 31 indagati da Forlì, c'è anche Mps come «persona giuridica», nella persona del legale rappresentante: Mussari.


In miliardi di euro è il valore della plusvalenza pagata da Mps a Santander per acquistare Antonveneta


È in miliardi il valore dei bonifici fatti all'estero da Mps su cui sta indagando la magistratura

Commenti