’Ndrangheta, blitz con 15 arresti Maroni: «Così difendiamo l’Expo»

Il primo plauso è arrivato direttamente da Roberto Maroni, «lumbard» e per di più ministro dell’Interno: «A Milano c’è stata una straordinaria operazione anti ’ndrangheta, la prima mirata sulle infiltrazioni per l’Expo. Sono state arrestate 15 persone del clan Valle, sequestrati oltre 100 immobili e 28 società per un valore di diverse decine di milioni di euro». Cauta invece la pm Ilda Boccassini: «Non risulta che la cosca volesse allungare le mani sugli appalti per l’Esposizione. Però meglio tenere alta la soglia di attenzione».
Expo o no, la banda smantellata dalla squadra mobile diretta da Alessandro Giuliano e dagli investigatori del Servizio centrale operativo si stava seriamente interessando a all’esposizione del 2015. L’indagine che ha messo «nero su bianco», per la prima volta, dopo tanti allarmi l’interessamento della ’ndrangheta per ciò che sta sorgendo e sorgerà attorno all’Expo, zona nord di Milano. In particolare, come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Giuseppe Gennari, la cosca dei Valle, nell’ambito di un progetto di riqualificazione di un’area «in virtù del prossimo Expo» aveva già ottenuto licenze per aprire «un «mini casinò», una discoteca e anche attività di ristorazione nel comune di Pero. Il tutto, scrive il giudice, grazie all’interessamento «di un assessore comunale di quel Comune ora indagato. La Famiglia comunque aveva radici profonde in Lombardia dove era arrivata quarant’anni fa da Reggio Calabria. Qui era alleata ai Condello poi, per sottrarsi alla faida con i De Stefano, il capo famiglia Francesco, allora trentenne, decise di emigrare. Arrivati a Vigevano, i Valle iniziarono a occuparsi di usura, ma nel 2004 entrarono nel mirino degli investigatori che fecero scattare una serie di arresti sequestrando beni per cinque milioni di euro.
In appena sei anni però, aveva già ricostruito le proprie fortune grazie alla collaudata formula dei prestiti, dai 10 ai 250mila euro, a imprenditori piccoli e grandi. Che spesso, non potendo pagare gli interessi fino al 20 per cento al mese, erano costretti a cedere l’azienda. In questo modo i Valle avevano progressivamente acquisito bar, tabaccherie, ristoranti. Come la «Masseria» di via Cusago 2 a Cisliano che comprendeva un ristorante con piscina e appartamenti occupati dagli affiliati al clan. Diventata la base operativa, veniva usata per le riunione degli affiliati ma anche per convocare gli imprenditori che non volevano assoggettarsi al clan. Spesso picchiati a sangue, in particolare da Fortunato, 47 anni, figlio del patriarca, meglio se davanti ad altri operatori economici per far capire cosa succedeva a chi si ribellava. Mentre viceversa, per chi accettava la legge della ’ndrina c’era non solo da stare in pace ma anche da arricchirsi. Per esempio con operazioni immobiliari come quella di Pero. La «Masseria» era comunque solo una delle proprietà dei Valle, la polizia ne ha censite e sequestrate complessivamente 138 (105 nel milanese, 22 a Como, 6 a Reggio, 4 a Pavia, 1 a Foggia) intestate a società o prestanome, per un valore complessivo di 8 milioni di euro. Ma la polizia ha scoperto anche una quarantina tra banche e società finanziarie usate come copertura per il riciclaggio dalla cosca. Dove potrebbe risultare i passaggi di altri milioni. Gli arresti di ieri sono stati eseguiti impiegando 250 uomini. Sessanta solo per circondare la Masseria, decine per sorprendere il vecchio patriarca nella sua villa di Bareggio, protetta da telecamera, allarmi, sensori e ferocissimi rottweiler. Alla fine oltre a Francesco e i figli Fortunato, Angela, 46 anni, e Carmine, 30, sono finti in galera Maria Teresa Ferreri, 53, ex moglie di Fortunato, la figlia Maria, 24, e il marito Francesco Lampada, 33.

In cella anche il compagno di Angela Valle, Antonio Domenico Spagnuolo, 52 anni e il figlio Alessandro di 32 e infine Giuseppe Tino e Adolfo Mandelli, 49 anni, Riccardo Cusenza, 41, Bruno Antonio Saraceno, 52, Santo Pellicanò, 24 e Giuliano Roncon, 33 anni.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica