Milano Meno di 100 punti al sorpasso. Clamoroso. Imprevedibile. Eppure, è appunto questo lo spread che ormai separa i nostri Btp dai Sirtaki-bond, i titoli pubblici di quella Grecia scampata al default solo dopo aver trangugiato l'amarissima medicina dell'austerity imposta dagli squadroni del rigore. Se all'acme della crisi del debito sovrano i bond greci pagavano un 40% a chi era disposto ad accollarsi il rischio della bancarotta, ieri il decennale ellenico rendeva il 3,65% contro il 2,79% del polieannale italiano. È uno scarto minimo, frutto di una remuntada che ha avuto come parte terminale la promozione incassata da Atene, venerdì scorso, da Moody's con il rating alzato da B3 a B1 grazie allo slancio impresso a riforme «radicate e implementate» che «iniziano a dare i loro frutti». La Grecia incassa e porta a casa, preparando a lanciare nei prossimi giorni un bond decennale, il primo dopo nove anni di totale digiuno, con l'obiettivo di raccogliere fino a 3 miliardi di euro.
Resta tuttavia da chiedersi come sia possibile un simile restringimento della forbice tra i tassi italiani e quelli greci. Partendo da una prima, e fondamentale, considerazione di natura finanziaria: le obbligazioni elleniche sono ancora considerate spazzatura da tutte le agenzie di valutazione. Durante il quantitative easing, infatti, la Bce non ha acquistato neppure un bond greco. E così continua a fare ora che sta reinvestendo i titoli giunti a scadenza.
La seconda considerazione è invece di tipo strettamente economico. Per quanto Atene registri da un paio di anni avanzi primari (il saldo tra entrate e uscite, al netto degli interessi sul debito) attorno al 4%, il Pil resta ancora inferiore al 27% rispetto ai livelli antecedenti la crisi, la disoccupazione è al 18,5% e il debito-Pil esprime un minaccioso 180%. Gli esperimenti compiuti facendo della Grecia il laboratorio dell'austerità, hanno poi lasciato profonde cicatrici nel tessuto sociale, sotto forma di un 30% della popolazione che vive in povertà e di un aumento progressivo dei suicidi (un +8% l'anno). Con l'appuntamento elettorale del prossimo ottobre che si avvicina, il premier Alexis Tsipras ha dovuto infatti smontare parzialmente l'impianto delle riforme alzando il salario minimo e allentando la presa sulla spesa pensionistica.
Insomma: più che per le ritrovate virtù
della Grecia, l'accorciamento dello spread Btp-Sirtaki bond sembra rappresentare - ancora una volta - la diffidenza dei mercati verso chi governa l'Italia in modo sempre più litigioso dando l'impressione di non poter durare.
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