Luca Fazzo

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Luca Fazzo (Milano, 1959) si occupa di cronaca giudiziaria dalla fine degli anni Ottanta. È al Giornale dal 2007. Su Twitter è Fazzus.

La Procura di Pavia apre a un’alternativa: Andrea Sempio. Sul caso Garlasco torna il dubbio su Stasi. Scontro tra genetisti e pressing sulla semilibertà che il Tribunale potrebbe dover concedere. Cosa può succedere

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Garlasco, i dubbi su Stasi, il dna di Sempio e l'esito imprevedibile di un nuovo processo

Mentre molti magistrati attaccano la nuova legge che limita le intercettazioni, il procuratore Davino invita alla calma: “Non cambia tutto, e forse indagare davvero è meglio che ascoltare sempre”

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Intercettazioni, limite a 45 giorni: il procuratore Davino sfida l’allarme dei colleghi

Si è aperto un nuovo capitolo nei rapporti - non facili - tra la procura di Milano e il sindaco Beppe Sala. Di sicuro le proprietà americane dei due club, Milan e Inter, si spaventeranno un po' per l'inevitabile allungamento dell'iter burocratico. Ma c'è un'altra certezza...

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Inchiesta sullo stadio di San Siro, ora che succede?

Giustizia e psichiatria non sono scienze esatte. La conclusione dei consulenti del giudice che sta processando il 17enne autore della strage di Paderno Dugnano lo dimostra: il giovane è stato indicato come "parzialmente incapace di intendere e di volere". Ma in situazione analoghi del passato, si è arrivati a pronunciamenti diversi

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Strage di Paderno: il difficile incrocio tra giustizia e psichiatria

Della storia di Garlasco e del delitto di Chiara Poggi bisogna parlare con rispetto perché ci sono di mezzo vite vere. C'è la vita di Alberto Stasi che è in carcere, la vita di Andrea Sempio, un nuovo indagato che è innocente fino a prova contraria, ma in questi giorni viene sottoposto a un'esposizione mediatica pesantissima. Però bisogna parlarne perché se davvero fossimo davanti a un errore giudiziario, questo dovrebbe spingere tutti a riflettere una volta di più su come funziona la giustizia in questo paese

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Del delitto di Chiara Poggi bisogna parlare con rispetto

A cinquant'anni dalla aggressione dello studente di destra Sergio Ramelli, avvenuta a Milano il 13 marzo 1975, gli atti del processo agli assassini - individuati molto tempo dopo - raccontano il clima di fanatismo ideologico di quegli anni. La colpa di Ramelli era di essere iscritto al Fronte della Gioventù, e di non fare mistero della sua appartenenza politica neanche nella scuola che frequentava, il liceo scientifico Molinari: così gli studenti di ultrasinistra del liceo lo segnalarono ai capi di Avanguardia Operaia, uno dei gruppi estremisti milanesi, che decisero di dare una "lezione" al diciassettenne. Secondo le sentenze, Ramelli venne colpito dalle chiavi inglesi almeno quattro volte, "micidiali erano stati i colpi inferti allorquando il giovane era già a terra, perché avevano avuto sul capo poggiato al suolo un effetto del tipo schiaccianoci". I dieci militanti di Avanguardia Operaia individuati dalle indagini del giudice Guido Salvini vennero condannati in primo grado per omicidio preterintenzionale, in appello l'accusa divenne di omicidio volontario ma grazie alle attenuanti generiche le pene inflitte non superarono i dieci anni di carcere.

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Il fanatismo politico che ha ucciso Sergio Ramelli

Che Alberto Stasi dica di essere innocente non è una notizia. La novità è che ora anche la procura di Pavia, finora ostinatamente convinta della colpevolezza del fidanzato di Chiara Poggi, dica che l'assassino della giovane sia un altro e che abbia iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio

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L'innocenza di Stasi e il possibile "ribaltone" del delitto di Garlasco
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