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Città più sicure (che però non piacciono a Pd e 5 Stelle)

Solo un'amministrazione su 3 ha emesso provvedimenti

Città più sicure (che però non piacciono a Pd e 5 Stelle)

Qualcosa sta cambiando nelle nostre città. Qualcosa che ha che fare con l'ordine pubblico e la sicurezza. Si fa largo uno strumento che soppianta le multe nel garantire il rispetto delle regole. Contravvenzioni e verbali vengono emessi lo stesso, anche se i vigili sanno che nel 90 per cento dei casi le penali non saranno pagate perché di soldi, i sanzionati, non ne hanno. Ma assieme alle multe cominciano a piovere i mini Daspo, cioè gli ordini di allontanamento e, a carico degli ambulanti abusivi, il sequestro della merce. Per gestire l'ordine pubblico, si stanno rivelando un deterrente più efficace. E forse segnano anche un cambio di mentalità: non esiste soltanto la repressione sotto forma di multe per rendere più sicure le città.

In teoria, il Daspo urbano dovrebbe piacere al centrosinistra. È un provvedimento introdotto nel 2017 da Marco Minniti, ministro dell'Interno del governo Gentiloni ed ex «D'Alema boy», che prevede una serie di controlli rafforzati. Erano stati i sindaci a sollecitare al Viminale strumenti più incisivi rispetto alle ordinanze introdotte nel 2008 dall'ex ministro Roberto Maroni. Minniti ha preso un provvedimento del 1989 che colpiva i tifosi più scalmanati e violenti, vietando loro di avvicinarsi agli stadi, e ne ha esteso l'applicazione per tutelare sicurezza e decoro delle città.

Niente carcere e fogli di via, ma schedature, raccolta di informazioni, multe, possibilità di allontanare persone moleste, segnalazione alle questure, denunce. La severità è graduale. I Comuni, modificando il regolamento di polizia urbana, possono poi dare un altro mezzo giro di vite allargando le aree delle municipalità in cui fare intervenire i vigili.

La sinistra dice no

Eppure, nelle città guidate dal centrosinistra e dai Cinque stelle il mini Daspo non è visto con troppa simpatia. I primi a estenderne l'applicazione sono stati sindaci a trazione leghista o di centrodestra. Torino (sindaco Chiara Appendino, M5s) e Cagliari (sindaco Massimo Zedda, Pd) hanno deciso di non applicare la disposizione. A Napoli, sindaco l'ex magistrato dipietrista Luigi De Magistris, gli imbrattamuri (i cosiddetti «writers») non si toccano: per Alessandra Clemente, assessore alla Polizia municipale partenopea, «la creatività degli artisti di strada è un valore». A Milano, sindaco Giuseppe Sala (Pd), si procede al rallentatore verso la modifica del regolamento di polizia municipale per estendere le aree in cui applicare il Daspo urbano. Lo stesso avviene a Bari, sindaco Antonio Decaro (Pd), che è pure presidente dell'Associazione nazionale comuni d'Italia (Anci) e per il quale è inopportuno utilizzare il Daspo urbano per questuanti e lavavetri. Roma (sindaco Virginia Raggi, M5s) è stata più veloce: ha approvato il nuovo regolamento a metà dello scorso novembre. Peccato che la rete di controlli sia pressoché inesistente. E senza vigili sul territorio, anche il Daspo si rivela inutile.

Oltre agli impianti sportivi, da due anni la proibizione può riguardare infrastrutture come aeroporti, metropolitane, stazioni ferroviarie e dei bus. I comuni possono aggiungere altre aree pubbliche «di elevata utilità sociale» come scuole, università, monumenti, musei, aree verdi, ospedali, mercati, teatri e fiere nel tentativo di stroncare le attività dei bagarini. Qui il vecchio divieto di avvicinamento si trasforma in ordine motivato di allontanamento (il mini Daspo) per una serie di figure che sindaci e Viminale ritengono potenziali fonti di rischi e atti di criminalità: venditori ambulanti privi di permessi, parcheggiatori abusivi, ubriachi, writers, persone che compiono atti contrari alla pubblica decenza anche con il turpiloquio.

Multa e denuncia

Questi soggetti possono essere tenuti lontani per 48 ore e subire una sanzione che va da 100 a 300 euro. Il provvedimento viene emesso da chi accerta l'irregolarità, cioè i vigili urbani. In caso di recidiva scatta la denuncia al questore, il quale può disporre il Daspo urbano vero e proprio per un periodo più lungo: Minniti aveva previsto un massimo di 6 mesi, Salvini lo ha elevato a 1 anno che raddoppia ulteriormente se il tizio in questione ha una condanna definitiva per delitti contro il patrimonio oppure la persona. In mancanza di dati ufficiali del ministero dell'Interno, è l'Anci a fornire un primo quadro di applicazione in 157 città, cioè i capoluoghi di provincia e i comuni con più di 50mila abitanti. Soltanto un terzo delle località (53 su 157) hanno emesso provvedimenti. Nel periodo aprile-dicembre 2017 si contano complessivamente 1.383 allontanamenti e 50 Daspo. Nel 2018, limitatamente a 11 città maggiori (Roma, Milano, Genova, Verona, Trieste, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Catania, Palermo), sono stati emanati 1.605 ordini di allontanamento e 55 Daspo. Nord e Sud hanno individuato obiettivi diversi: prevalentemente i venditori di falsi, i questuanti e i bivacchi a Nord, i parcheggiatori abusivi da Roma in giù. Rari i casi di Daspo contro ubriaconi, imbrattamuri, prostitute.

Decoro e sicurezza

Al di là dei numeri, il Daspo urbano è uno strumento valido per tutelare sicurezza e decoro? «L'allontanamento e il sequestro delle mercanzie false sono utili anche se non risolutivi», risponde Luigi Altamura, comandante dei vigili di Verona, una delle prime città a modificare il regolamento di polizia urbana. «Abbiamo sanzionato accattoni ai semafori, ambulanti abusivi, prostitute, perfino i centurioni presso l'Arena che non sono romani antichi ma romeni contemporanei. Sappiamo che potrebbero tornare, ma intanto sono identificati, sanzionati e controllati dalle telecamere della centrale operativa. Se vengono sorpresi di nuovo, valuterà il questore se costituiscono un pericolo per la sicurezza pubblica. Per noi è molto importante poterli fermare, schedare, raccogliere informazioni su di loro ed eventualmente attivare la divisione anticrimine perché alle loro spalle spesso si muovono organizzazioni criminali: noi abbiamo collaborato a smascherare un racket che sfruttava un accattone disabile ridotto in schiavitù. I vigili possono fare molto in collaborazione con le altre forze di sicurezza, e si potrebbe fare di più se tutti potessimo avere l'accesso allo Sdi, il sistema informatico interforze».

Parcheggi illegali

A Palermo il comandante Gabriele Marchese spiega che l'attenzione dei vigili finora si è concentrata sui parcheggiatori abusivi. Lo stesso accade a Bari nelle adiacenze delle infrastrutture di trasporto, mentre altre aree di intervento saranno incluse con la prossima integrazione del regolamento. «Abbiamo già individuato queste zone dopo un'istruttoria con le altre forze di polizia dice il comandante Michele Palumbo . Il fenomeno più ricorrente è quello dei parcheggiatori abusivi: rappresentano il 95 per cento degli ordini di allontanamento, il resto sono ambulanti». A Bari, come in quasi tutte le città, l'intero corpo dei vigili è addestrato a emettere i Daspo e controllarne il rispetto; in più nel capoluogo pugliese esistono pattuglie antidegrado anche in abiti civili. Il Daspo urbano ha un effetto deterrente soprattutto all'inizio: «Sanno bene che la violazione fa scattare la denuncia e un profilo penale - osserva ancora Palumbo -. Però questi soggetti possono spostarsi in altre zone della città, se non in località diverse».

L'aspettativa dei cittadini è molto elevata su questi temi. A Napoli è stato un gruppo di persone, esasperate per la presenza dei parcheggiatori abusivi, a costringere il comune a creare una squadra di vigili contro questi personaggi. «Il Daspo urbano consente un marcamento a uomo», esemplifica il comandante Altamura. Parcheggiatori, ambulanti, accattoni, molestatori: i vigili con il tempo riescono a sapere chi sono, quanti sono, da dove arrivano, chi li rifornisce o li protegge.

L'identificazione

Anche se non pagherà la multa, un venditore di prodotti falsi subisce il sequestro della merce: un danno per l'intera organizzazione criminale.

Un parcheggiatore abusivo dovrà spostarsi e così creerà problemi ai concorrenti. Si tengono sotto controllo i documenti d'identità e si scoprono più facilmente quelli falsi: sui palmari in dotazione ai vigili, spiegano i comandanti delle polizie municipali, sono ormai a disposizione tecnologie che permettono un'identificazione immediata. Si possono censire le videocamere pubbliche e private (banche, poste, farmacie, negozi) e creare mappe condivise in modo che se succede qualcosa si sappia subito a chi chiedere le videoregistrazioni.

Si parte con i mini Daspo e si arriva a una vasta rete di interventi che possono gestire i vigili urbani, ormai impegnati a 360 gradi nel garantire la sicurezza delle nostre città.

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