da Londra
È allarme rosso cyber-spionaggio: il sistema economico britannico è sotto attacco da parte di pirati cinesi del web che, su mandato di «organizzazioni statali», si insinuano nella rete e sottraggono con maestria sempre più raffinata informazioni dai database di grandi banche, importanti società o studi legali. La dura accusa questa volta viene dai servizi segreti britannici, lMI5, talmente convinti della minaccia proveniente dallestremo Oriente da inviare 300 lettere agli amministratori delegati delle maggiori aziende britanniche per metterle in guardia.
Una mossa senza precedenti, rivelata ieri in esclusiva dal quotidiano londinese The Times, che vede impegnato in prima linea il direttore generale dellMI5 in persona, Jonathan Evans: la sua firma compare in calce alle 300 lettere confidenziali inviate alle principali aziende che operano nella telecomunicazione, alle compagnie dellacqua e dellelettricità, alle grandi banche e società finanziarie.
Una sintesi dei contenuti della lettera è stata pubblicata nel sito con accesso limitato del Centro per la protezione delle infrastrutture nazionali in cui si spiegano «le preoccupazioni del direttore generale (dellMI5) sui possibili danni al business britannico causati dagli attacchi elettronici che hanno come sponsor organizzazioni statali cinesi».
Nella sintesi, alla quale il Times ha avuto accesso, si riconoscono «le forti motivazioni economiche e commerciali nel fare affari con la Cina» ma anche «la necessità di mettere in guardia dai rischi che ciò comporta».
Lesplicita accusa e la lettera di Evans potrebbe inoltre creare difficoltà diplomatiche e gettare unombra sulla prima visita di Gordon Brown da primo ministro in Cina, prevista per linizio del 2008.
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