Nella roulette dellevasione, questa volta ha vinto il Fisco. In gioco una posta da oltre 300 milioni di euro sottratti allErario grazie al meccanismo delle scommesse a rischio zero associate a contratti di prestito titoli con società estere, basate in Europa dellEst e nella zona franca di Madeira.
Una strategia sempre più comune tra gli evasori fiscali, ma che non è sfuggita agli 007 dellAgenzia delle Entrate: nella rete delloperazione Ri.Sco (Rischio Scommessa, appunto) sono già cadute oltre duecento aziende, tutte medio piccole, concentrate per lo più in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, anche se levasione travestita da gioco dazzardo ha messo radici anche in altre regioni italiane. La loro posizione ora è al vaglio della task force antifrode, che le sta passando al pettine fitto. Si tratta infatti di un sofisticato e complesso schema per eludere il Fisco, certamente studiato da esperti di primordine, che sfrutta in modo truffaldino i vantaggi della legislazione vigente.
Un «gioco sporco» basato su una scommessa finanziaria di per sè lecita, se non fosse truccata in partenza. Per capire come funziona, facciamo un esempio, ovviamente semplificando al massimo il complicato meccanismo. Unimpresa residente in Italia stipula un contratto di stock lending - ovvero unoperazione, del tutto legale, di prestito titoli contro pagamento di una commissione - con una società dellEst Europa, che a sua volta è titolare di partecipazioni in unazienda di Madeira dove, essendo zona franca, non si pagano le tasse. Allaccordo è legata però una scommessa sullentità dei dividendi che la partecipata portoghese distribuirà, da cui dipenderà il pagamento o meno della commissione.
In realtà, la fine della storia è già scritta: la società italiana perde, sistematicamente, la scommessa e deve quindi pagare una commissione, di importo identico a quello dei dividendi.
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