Roma - Il primo maggio non vale una messa. E per la Cgil nemmeno un una tantum come la beatificazione di Karol Wojtyla può intaccare la sacralità della festa del lavoro.
I negozi devono rimanere tutti chiusi senza eccezione alcuna e poco importa che quel giorno nella Capitale e in particolare nei dintorni del Vaticano, ci saranno due milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo con necessità incomprimibili, come quella di procurarsi pranzo e cena, e magari qualche desiderio d’acquisto.
La Filcams, organizzazione Cgil dei lavoratori del commercio, l’ha detto a mezza voce, nascondendo il nodo Roma in mezzo a un comunicato che parlava di tutta l’Italia, ma il messaggio è chiaro ed è stato inviato già da giorni: i pellegrini si arrangino. Perché con l’aria che tira non è il caso di mettere in discussione un simbolo.
Al sindacato del commercio non piacciono in generale le «aperture selvagge». Ed è in particolare con il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che la Cgil e ieri in prima persona Susanna Camusso, ha avviato un braccio di ferro proprio a proposito delle aperture domenicali e festive. Per il segretario generale, il sindaco Pd «cerca solo visibilità». Renzi ha risposto dicendo che è stata la sindacalista ad affrontare il problema in modo «semplicistico e banale».
Ma la Cgil punta il dito su molte altre città, compresa la Capitale, dove - ha protestato il segretario generale Franco Martini - «le festività non vengono più rispettate, e a subirne le conseguenze sono le lavoratrici e i lavoratori del settore». Da respingere le deroghe locali decise dai sindaci, insomma. «Non siamo contro le aperture domenicali e festive, ma chiediamo che venga stabilito un calendario che non possa essere continuamente messo in discussione dal singolo Comune».
Polemica diretta e anomala con Renzi. Ma anche con la giunta di Gianni Alemanno che ieri ha ufficializzato una decisione in realtà presa un paio di settimane fa per affrontare l’emergenza pellegrini.
I negozi, al contrario di quello che succedeva negli anni passati, saranno chiusi per Pasqua, che quest’anno coincide con il 25 aprile, e per Pasquetta. Per il primo maggio, invece, i commercianti del centro e nelle zone delle Basiliche di San Paolo, San Pietro e San Giovanni, potranno decidere se tenere aperto o no. «La disciplina oraria dei negozi nei giorni di festa - ha dovuto precisare l’assessore Davide Bordoni - è stata rivista alla luce dell’evento straordinario che coinvolgerà la Capitale nella giornata dell’1 maggio». Un modo per garantire «a turisti e pellegrini che raggiungeranno la città di Roma in occasione della beatificazione un’accoglienza adeguata e servizi efficienti».
Contro l’ordinanza si sono schierati la Cgil e la Confesercenti. Il segretario del sindacato Claudio Di Berardino ha spiegato che «è sbagliato pensare a un’ordinanza per l’apertura dei negozi il primo maggio, perché vorrebbe dire non tener conto delle parti interessate, dei sindacati e dei diritti dei lavoratori».
La Cisl romana non ha ancora preso posizione, ma il segretario generale del Lazio Mario Bertone si appella al buon senso. «Noi siamo per tenere chiusi i negozi il primo maggio. Ma con un evento come la beatificazione di Giovanni Paolo II bisogna garantire a chi viene a Roma un’accoglienza adeguata.
La polemica mi pare pretestuosa anche perché il Comune con l’ordinanza ha deciso l’apertura facoltativa. Nessuno obbliga i commercianti ad aprire». E la Cgil, insomma, che vorrebbe obbligare tutti a chiudere. A costo di regalare a due milioni di persone un primo maggio indimenticabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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