Gianfranco Veronesi è una mosca bianca per due motivi: è un professore universitario (Fisica) che all’età della pensione non si è abbarbicato alla cattedra (ora produce vino), e vota centrodestra nel cuore dell’Emilia. Ora però ingrossa le file delle tante partite Iva deluse da Silvio Berlusconi. «Non tanto per i risultati elettorali - dice - ma per non aver visto tramutarsi in realtà i sogni che Forza Italia aveva saputo far rivivere». Delusione e rabbia per le riforme mancate, la voracità del fisco, il moltiplicarsi della burocrazia. «Ed è solo l’inizio, il centrodestra deve capirlo: c’è il rischio che esplodano le tensioni sociali», ammonisce Mario Pozza, leader di Confartigianato Treviso.
«Si parlava di semplificazioni - spiega Veronesi - ebbene in questi anni alla mia azienda sono stati imposti altri due registri senza eliminare i restanti 10. Non parliamo della protervia dell’Agenzia delle entrate, delle difficoltà ad avviare qualsivoglia innovazione o espandersi verso l’estero. Nell’Ue il nostro agroalimentare è abbandonato sul piano commerciale e fiscale. I redditi reali sono diminuiti, mentre i diversi contributi (a cominciare dal fotovoltaico) sono stati falcidiati da pratiche burocratiche e interessi bancari.
Quindici anni fa ho investito tutte le mie risorse in una nuova azienda fiducioso nel futuro, oggi sto cercando di chiuderla senza rimetterci troppo. In caso di future elezioni cosa dovrò fare? Andare a sinistra non se ne parla, vorrebbe dire uccidere l’economia. Ma come ridare fiducia al centrodestra? Tanti come me non ci credono più. Fra l’altro, non si può spendere in cortigiane quanto una piccola azienda fattura in tre anni, e pretendere di essere ancora creduto».
Per Michele Grieco, artigiano del settore meccanico, «il Pdl è uguale ai comunisti. Loro volevano controllare i movimenti bancari sopra 12.500 euro, ma il Pdl ha abbassato la soglia a 5.000 euro e costringe a segnalare all’Agenzia delle entrate le fatture superiori a 3.000. Nei tribunali i processi sono eterni, ma se si tratta di una banca il sequestro diventa esecutivo in due mesi. I signori del Pdl si facciano un giro tra la gente reale, i sequestri di auto e case non si contano, è uno stato di polizia. A me hanno portato via un capannone che valeva 270mila euro dopo aver pagato 203.600 euro per un debito di 11mila. Adesso che ritorna il lavoro, con una moratoria avrei pagato una multa e salvato il capannone, invece devo tornare in affitto e la destra ha perso due elettori più tutti quelli che riesco a convincere».
Tra le partite Iva è tutto un pianto. «Le due aliquote fiscali promesse da un decennio sono rimaste teoria - si lamenta Marco Chierici, piccolo imprenditore di Parma - idem l’eliminazione dell’Irap e la drastica riduzione del cuneo fiscale». «Veniamo letteralmente vessati dall’Agenzia delle entrate (con il beneplacito di Tremonti) con i famigerati studi di settore - protesta Mario Bonacci - per non parlare dell’odiata Equitalia, con le ipoteche, il fermo delle auto, le case espropriate e le multe pagate due o tre volte. Siamo sommersi dalle carte, nauseati dalla burocrazia e dal modo con cui il fisco accerta e impone i pagamenti. Il piano casa è stato approvato tre volte ma ancora non è operante. Quando qualcuno capirà queste cose e comprenderà quanto si è amareggiati, il popolo silenzioso tornerà a votare».
Paolo Trovò, titolare della Mestriner, è incappato negli studi di settore. «Ho sempre pagato le tasse, nel 2009 con la crisi ho toccato il record. Mi affibbiarono 200mila euro aggiuntivi. Io fatturo tre milioni e mezzo, per me voleva dire chiudere. Alle contestazioni del mio commercialista, l’Agenzia delle entrate ha replicato che, con utili così bassi, meglio se cambiavo mestiere. Avrebbero preferito i licenziamenti e la cassa integrazione, invece di ringraziarmi per aver mantenuto i posti di lavoro con la crisi. Ecco perché gli imprenditori marciano a Treviso in modo civile e silenzioso. Noi vogliamo contribuire al bene del Paese. Non ci faremo prendere dalla depressione della sconfitta, l’importante è tener duro e Berlusconi lo farà perché è un grande, ma la gente è stufa, vuole segnali decisi di cambiamento e rinnovamento».
«Si raccoglie quello che si semina»: è sconsolato Mario Pozza. L’elenco delle recriminazioni è lungo: il nuovo registro del rifiuti, l’altalena dei provvedimenti sul fotovoltaico, la stretta burocratica nei cantieri edili. «Le carriole servono per portare la calce, non le scartoffie», protesta il presidente degli artigiani di Treviso. "Non è che non vogliamo le leggi: vogliamo però provvedimenti tarati sulla dimensione delle aziende. Questo governo ha aumentato la burocrazia per i piccoli imprenditori, che sono costretti ad avere sempre più dipendenti improduttivi. L’erario ci pressa, qui in Veneto le tasse le pagano tutti anche perché Finanza e Agenzia delle entrate vengono sempre a trovarti, ma non è così in tutta Italia. I benefici del federalismo fiscale rischiano di arrivare troppo tardi.
E poi la giustizia: l’altro giorno è arrivato da me un artigiano, lavorava per un’azienda fallita 19 anni fa. Solo adesso gli è arrivato l’assegno. Se ci vuole tutto questo tempo per avere i propri soldi, posso capire che la gente si arrabbia, per parlare bene».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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