«Dopo 12 anni è finita l’era di Bassolino»

Il testa a testa tra Casa delle libertà e Unione in una regione rossa cambia all’improvviso il quadro politico

da Napoli
Duello nella notte in Campania, tra la Casa della libertà e l’Unione, per accaparrarsi la maggior parte dei senatori da mandare a Palazzo Madama. Il dato finale di questa regione è decisivo - con quello del Lazio - per la conquista del Senato su base nazionale, poi andata alla Cdl. Intorno all’una, il risultato era quanto mai incerto: lieve vantaggio per l’Unione (49,6 a 48,8) quando mancavano all’appello circa 300 sezioni per una differenza di 20mila voti fra i contendenti. Alla fine il successo dell’Unione per 49,5 a 49 vale 16mila voti. Ma i ritardi in Campania sono sempre stati un’abitudine consolidata ad ogni elezione.
Eppure sembrava non dovesse esserci partita tra i due schieramenti: vittoria senza problemi nella regione di Antonio Bassolino. Tanto che l’Unione si era data appuntamento in piazza per andare a celebrare l’avvenimento. Invece...
La festa? Non è più qui. Dalle sedi dei partiti di Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, di Pecoraro Scanio e Fausto Bertinotti, è arrivato il contrordine: no vittoria, no party. L’appuntamento era per le 21, a piazza Trieste e Trento, rimasta deserta di leader, leaderini e militanti. Cinque minuti dopo le 21, orario previsto per la «festa», gli operai di una ditta di Roma, incaricata di allestire il palco in un camion, tipo quello di Romano Prodi, hanno iniziato a rimettere tutto a posto. «Torniamo nella capitale», dice con aria seccata un operaio, deluso per l’inutile lavoro di montaggio-smontaggio del palco.
Va detto che il vantaggio del centrodestra sembrava impensabile fino a due proiezioni prima, quando l’Unione sembrava saldamente in testa e, quindi, avviata a conquistare la Campania. A far presagire una «passeggiata» del centrosinistra sul centrodestra erano stati anche gli exit poll, diffusi subito dopo la chiusura dei seggi, clamorosamente smentiti dalle urne reali.
In Campania il Senato nel primo pomeriggio sembrava praticamente in «pugno» a Bassolino, che lo aveva «scippato» al centrodestra che alle politiche del 2001 aveva vinto a mani basse. Ecco, quindi, il via alla costruzione del palco, rimasto desolatamente vuoto di militanti dell’Unione. La rimonta - salvo una eventuale controrimonta del centrosinistra - è maturata lentamente ma inesorabilmente, fino al sorpasso. Dunque, vantaggio a rischio per la Cdl, un testa a testa da brivido che si è risolto nella notte per quasi 20mila voti.
In attesa del risultato finale al Senato, il coordinatore regionale campano di Forza Italia, onorevole Nicola Cosentino, aveva detto: «Il voto in Campania rappresenta la fine del bassolinismo, che ha imperato in questa regione 12 anni». Incoraggiante per l’onorevole Cosentino, incollato nel suo ufficio nella sede del coordinamento a piazza Borsa, il dato che riguarda Fi. «Forza Italia è stata premiata per la sua puntuale organizzazione e radicamento sul territorio. Resta il primo partito della coalizione a Napoli e in Campania. La gente ha punito il centrosinistra ma soprattutto Bassolino, per gli sfasci che ha provocato nella regione». Per il coordinatore regionale azzurro «i cittadini napoletani ma anche i casertani, gli irpini, i sanniti ed i salernitani, hanno voluto punire l’ex sindaco, da sei anni presidente della Campania, incapace a risolvere il problema dei rifiuti, della Sanità e della disoccupazione».


Grande gioia per una sconfitta che «a detta dei mass media, quasi completamente in mano alla sinistra, sembrava ormai cosa fatta», dice soddisfatto un militante forzista. Il senatore Massimo Villone, diessino dell’area Salvi, è cauto: «Prima di commentare il risultato campano, preferisco aspettare i dati definitivi». Adda passà 'a nuttata.

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