«Da 13 anni pago le mie telefonate a un uomo malato»

«Le mie telefonate con Bettino non avevano nessuna rilevanza né civile né penale: lo chiamavo da casa verso le 22.30 per salutare un amico che non stava bene. Ma quelle telefonate inaugurarono l’odioso filone di conversazioni in alcun modo correlate alle indagini e finite sui giornali con il placet dei pm e con la conseguenza di cambiare per sempre la vita dei "mostri" sbattuti in prima pagina. E io pago quelle intercettazioni da 13 anni».
La giornalista Alda D’Eusanio è una delle vittime eccellenti delle intercettazioni, quelle dell’inchiesta sulla metropolitana milanese che vedeva indagato Craxi, all’epoca - nel 1995 - latitante in Tunisia. La D’Eusanio, che in quel periodo conduceva il Tg2 e l’Italia in diretta finì nella bufera: «La mia vicenda – ricorda oggi la giornalista – è la madre di tutte le intercettazioni. Finì sui giornali una frase, "ti do un bacino sulla bua", riferita all’ernia cervicale di cui Bettino soffriva e che i giornali ebbero la finezza di trasformare in ernia inguinale. Erano conversazioni privatissime. Mi riempirono di spazzatura, rovinarono gli ultimi due anni del mio matrimonio, mi bloccarono il programma.

Per tutto questo - aggiunge la D’Eusanio - non solo sono d’accordo con Berlusconi, ma penso che lui sia troppo buono: 5 anni di galera sono troppo pochi per chi rovina deliberatamente la vita di persone pubblicando conversazioni private».

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