Nel frattempo, se non disturba, si potrebbe per lo meno decidere sul 17 marzo? Per carità, sappiamo tutti che esistono altre urgenze, dall’economia all’invasione di Lampedusa, ma siccome noi crediamo molto in questo governo del fare,ecco,ci piacerebbe che facesse subito una cosa semplice semplice, e cioè che ci aiutasse a risolvere una piccola questione familiare: ma insomma, tra un mese, i figli li dobbiamo tenere a casa da scuola o no? Capisco che di fronte alle grandi emergenze mondiali, il menage domestico e la dislocazione dei pargoli siano questioni che possono passare in secondo piano. Però è vero che il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. E sinceramente sarebbe per noi assai più facile sostenere un esecutivo che annuncia lodevoli riforme, importanti progetti e grandi opere, se prima il medesimo esecutivo avesse chiarito una volta per tutte il solenne mistero di questi giorni: il giovedì dell’Unità d’Italia va segnato rosso sul calendario oppure no? Manca un mese esatto alla fatidica data. E ancora il dibattito è aperto. Ognuno dice la sua, manco fossimo al bar sport nei pomeriggi di campionato. Festa tutta intera? Festa a metà? Festa un po’ sì e un po’ no? Festa al posto del 2 giugno? Festa al posto del 25 aprile? Festa ma con le fabbriche aperte? Festa ma con le fabbriche aperte e le scuole chiuse? Festa ma senza dirlo a nessuno? Festa con le vecchie fanfare? Festa con i vecchi fanfaroni? Festa con il gioco del silenzio? Festa fai la riverenza e fai la penitenza, guarda su guarda giù e dai un Garibaldi a chi vuoi tu? Abbiamo seguito con appassionato disinteresse il dibattito che si è scatenato nelle ultime settimane e alla fine ne abbiamo tratto una convinzione: non è importante quale decisione il governo prenda. L’importante è che ne prenda una. Lo diciamo con il rispetto dovuto alle posizioni di tutti, i ministri che sono a favore, quelli che sono contro, quelli che suggeriscono vie intermedie come le fermate della funivia. Va tutto bene, per carità, è tutto apprezzabile, tranne questo prolungato e silenzioso imbarazzo che non fa onore a uno dei governi più decisionisti della Repubblica italiana. Ma come? Avete affrontato a piè fermo la più grande crisi economica internazionale, avete retto il timone di fronte al crollo della Grecia e dell’Irlanda,avete portato a termine riforme, come quelle dell’università, che da decenni nessuno osava nemmeno ipotizzare, e adesso vi fermate davanti al dubbio amletico, se mettere o no un circoletto rosso sul calendario? Ma vi pare? È come se Tex Willer, dopo aver sconfitto Mefisto, El Muerto e Cane Giallo, andasse in crisi per l’attacco di un moscerino. Per carità, ci rendiamo conto che il momento è difficile. Ci sono le Procure scatenate, i giornaloni che vanno all’attacco, le opposizioni che traboccano d’odio e veleni. Il caso Ruby di qui, le donne in piazza di là. Però noi siamo convinti ( e i nostri lettori con noi) che la risposta migliore a tante polemiche sia nei fatti: alle chiacchiere si replica con i risultati.Le iniziative sull’economia, innanzitutto. Il rilancio e lo sviluppo. Le riforme. Il federalismo. Del resto noi lo sappiamo benissimo che questo è il governo del fare. Appunto: fare, fare, fare. Ma, a proposito, che fare il 17 marzo? Il ministro Bondi ha già annunciato che i musei statali saranno aperti, gratis e con orari prolungati. Ottima iniziativa: posso dunque organizzare una gita culturale con i miei figli? O la organizzeranno le scuole? Come si devono regolare le aziende con i turni di lavoro? Il governatore del Veneto Zaia ha detto che andrà in ufficio come niente fosse, ma qualche regione ha annunciato che invece gli uffici saranno chiusi: significa che, in mancanza di decisioni governative, ognuno potrà andare per la sua strada? Davvero festeggeremo l’Unità d’Italia dimostrando che l’Italia non è unita nemmeno nel festeggiare? Non sapendo se quella giornata va messa rossa o nera sul calendario, finiremo per scriverla con l’inchiostro simpatico, magari rosa un po’ sfumato e comunque a macchia di leopardo? Lo ripeto: stavolta non è una questione di opinioni. È solo una questione pratica. Di organizzazione. Di gestione familiare, aziendale, lavorativa e domestica. Sono state scritte fin troppe parole sull’argomento, sono stati sentiti i diversi pareri, tutti legittimi, per carità. Ci manca solo di sentire quello (decisivo) del governo. Non è cosa da poco, in effetti: fino a quando il Consiglio dei ministri non si pronuncia, gli italiani non sanno se tra un mese sarà festa o no, se dovranno chiudere le fabbriche, se gli uffici pubblici resteranno aperti e se i loro figli andranno a scuola.
Fa un po’ sorridere, no? Per cui siamo convinti che con il sorriso sulle labbra, il governo delle decisioni importanti saprà prendere l’importante decisione. Non importa quale essa sia. L’importante è che sia. E il prima possibile. Prima che qualcuno s’insospettisca. O, se non altro, prima del 18 marzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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