Cultura e Spettacoli

1968: BUAZZELLI, IL GUSTO DI ESSERE NERO WOLF

Tino Buazzelli era un attore di straordinario talento, in grado di passare da Shakespeare a Goldoni, da Kleist a Balzac, da Betti a Svevo e a Ionesco, ma era anche una personalità fuori del comune, ricca di sorprese. Dietro il suo fisico imponente e traboccante, dietro il suo faccione cordiale e gli occhi basedowiani, dietro la sua voce da basso verdiano, egli nascondeva una sensibilità profonda, una leggerezza e un'ironia sottile, una cultura vasta, tanto più sorprendente quanto più era dissimulata. Uomo di grande generosità, disposto a battersi per le cause giuste con il candore e l'ostinazione di un adolescente, Buazzelli aveva il gusto della vita, assaporata come i piatti prelibati di cui era particolarmente ghiotto. Dotato di un appetito alla Falstaff, di cui fu irraggiungibile interprete, era capace di spazzar via in poco tempo due dozzine di ostriche e un piatto enorme di lumache. Il suo amore per la cucina di grande qualità era abbastanza raro fra gli attori che, di solito, sono abitudinari nei loro gusti e amano i piatti tradizionali. Quando nel 1968 la Rai decise di puntare su Nero Wolfe, l'investigatore dai sofisticati gusti gastronomici e dalla notevole stazza, la scelta di Buazzelli apparve quasi obbligata, nonostante la simpatia dell'uomo e dell'attore contrastasse con l'arroganza e la misoginia del personaggio. In realtà Buazzelli riuscì a darci un ritratto memorabile dell'antipatico investigatore, ma ancor più del suo appassionato amore per la cucina francese. I gusti da Cordon bleu di Nero Wolfe si incontravano perfettamente con quelli dell'attore. Buazzelli amava ripetere una frase del suo personaggio: «Uno stomaco troppo a lungo vuoto, rende anemici e porta sconcerto al cervello». Una frase che, durante le riprese, divenne il suo programma di vita. Costretto a saltare il pranzo perché le registrazioni iniziavano alle 14 e prima era necessario truccarsi e vestirsi, egli guardava con occhio languido le ostriche, le lumache alla francese, le zuppe di pesce, gli intingoli più gustosi, provenienti da un ristorante di classe, che erano funzionali al suo personaggio. Ma quando alle otto di sera si finiva la registrazione, non ci pensava un attimo e solo nello studio gustava con piacere raffinato quei piatti di qualità, diventati rischiosi dopo le ore passate sotto i riflettori.

Il suo fisico però non subiva alcun danno e il giorno dopo egli era puntualissimo sul lavoro, pronto, alla fine della giornata, a gustare un'altra volta tutto quel ben di Dio.

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