Un 2005 da record Oltre 27mila i super maratoneti

Maurizio Acerbi

Uno dei numeri più attesi dai lettori del mensile Correre è quello di febbraio perché, in allegato al periodico, il maratoneta trova, puntualmente, la Maxi Classifica Maratona dell’anno appena passato. Una rivista nella rivista che consente al podista di verificare, tra le altre cose, anche il proprio valore a livello nazionale visto che, in maniera certosina, vengono forniti gli elenchi completi, in ordine di prestazione, dei podisti giunti al traguardo in almeno una lunga, assommando tutti i risultati cronometrici ottenuti dagli atleti italiani, indipendentemente dal loro livello agonistico. Così, in maniera molto rapida, si scopre, ad esempio, che il maratoneta per eccellenza del Giornale, il collega Antonio Ruzzo, ha ottenuto una meritevole posizione numero 10.980 che lo piazza ben al di sotto della soglia del 50%. Come Antonio, chiunque abbia finito una maratona può divertirsi a misurarsi come «valore nazionale» avendo così anche il materiale per prendere in giro il compagno di allenamento rimasto dietro di lui. Il primo dato del 2005 che balza all’occhio è riferito al numero di atleti che hanno portato a termine la lunga. Sono stati poco più di ventisettemila (per la precisione, 27.012 dei quali 24.001 uomini e 3011 donne), vale a dire più del 10% rispetto al 2004 (erano stati 24.563 e già sembrava un gran risultato). Dati alla mano, come spiega molto bene Daniele Menarini nel suo editoriale, significa che ogni duemila italiani ce n’è uno che riesce a portare a termine una maratona. Un risultato non soltanto rilevante dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo. In effetti, la maggior parte dei finisher ha coperto la distanza in un tempo compreso tra le 3 ore e trenta e le quattro ore (8.023) mentre sono stati 2001 quelli che sono scesi sotto le fatidiche tre ore. A parte questo risultato, l’allegato contiene molte statistiche e curiosità raccolte da Danilo Mazzone. Si scopre, ad esempio, che nel 2005, su 101 maratone esaminate, ben 52 sono state vinte da atleti del Kenya; uno strapotere confermato anche dal secondo posto a livello femminile dove, invece, ha prevalso la Russia. L’Italia ha avuto il piacere di vincerne cinque grazie ad Alberico Di Cecco (Roma), Danilo Goffi (Torino), Denis Cruzi (Treviso), Migidio Bourifa (Trieste) e Roberto Barbi (Grottazzolina). Meritano, però, di essere segnalate anche le tre vittorie estere conseguite da Emanuele Zenucchi, da Hermann Achmueller e dal padovano Luigi Marano. A proposito di Di Cecco: è stata sua la miglior prestazione a livello nazionale con l’eccellente 2.08’02” mentre tra le donne, onore a Bruna Genovese e al suo eccellente 2.27’15”. Nella top ten delle maratone più frequentate, invece, prevale nettamente Roma che ha registrato un numero quasi doppio rispetto agli atleti che hanno concluso la prova di Firenze. In questa speciale classifica seguono Venezia (che ha così perso la piazza d’onore), Milano, Padova, Treviso (in ascesa), Reggio Emilia, Torino, Carpi e Brescia. Se, invece, si considerano solo gli italiani giunti al traguardo, la graduatoria cambia leggermente penalizzando Firenze che precipita al quinto posto (dietro Padova). Da notare, che a New York ben 3099 nostri connazionali hanno coronato il sogno di portare a termine la maratona per eccellenza; un risultato incredibile se si pensa che a Treviso (sesta) gli italiani giunti al traguardo sono stati 2633. Tra le maratone estere più amate dagli italiani, dopo la inavvicinabile New York, si piazzano, nell’ordine, Berlino, Parigi, Praga, Londra, Montecarlo, Monaco di Baviera, Vienna, Budapest, Innsbruck. Al di là delle cifre, è evidente che mai come in questo periodo il movimento podistico, cui la maratona rappresenta la punta, è in un momento di grande salute. Anche in una stagione difficile come questo inverno che dovrebbe costringere il podista a soste forzate, sono sempre più gli amatori che sfidano freddo, neve e ghiaccio pur di fare almeno un’uscita settimanale. Il tutto per mantenere un minimo di efficienza muscolare che ripagherà, in primavera, con la ripresa, a pieno organico, degli allenamenti e delle prime non competitive. Chi corre si informa sempre di più, si sforza di seguire delle tabelle mirate, non lascia nulla al caso, può parlare, ormai, con cognizione di causa, di potenza aerobica, soglia anaerobica, fartlek, e via dicendo.

La gara, per molti, è sì un qualcosa in più ma che appaga perché rappresenta il sogno di sentirsi, per un giorno, il «campione» che emerge dalla massa, che viene guardato con un pizzico di ammirazione dai colleghi dell’ufficio, che può esibire con orgoglio la sua medaglia conquistata, che si sente atleta; di quelli con la «A» maiuscola.

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