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L'allarme di Di Pietro: "Vogliono taroccare il voto al referendum"

L'ex pm: "Partiti e sindacati si organizzano per spostare due milioni di elettori all'estero sul No"

L'allarme di Di Pietro: "Vogliono taroccare il voto al referendum"
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"Il vecchio mestiere non me lo sono scordato". A parlare è l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, ora in prima linea per il Sì al referendum sulla separazione delle carriere. E la denuncia, espressa con la solita passione dall'ex magistrato ed ex ministro dei due governi Prodi, è potenzialmente detonante. Di Pietro parla di "organizzazioni per controllare il voto degli italiani all'estero", di "gruppi organizzati, appartenenti a specifici partiti politici e sindacati, che con questo sistema stanno già organizzando le buste di voti da far arrivare in Italia".

Voti "all'insaputa" degli elettori, in grado di orientare il risultato del referendum, sostiene l'ex star dell'epoca di Tangentopoli da Napoli, dove ha partecipato all'iniziativa pubblica del Comitato Sì Separa, promosso dalla Fondazione Einaudi. Di Pietro, tra i fondatori di questo comitato, sfida Nicola Gratteri per un confronto sulla riforma, ma soprattutto si scalda sul tema del voto degli italiani all'estero. Una questione che, negli ultimi anni, è stata al centro di esposti e inchieste giudiziarie e giornalistiche.

L'ex magistrato che non ha dimenticato "il vecchio mestiere", senza la toga e in giacca e cravatta, procede con un'arringa che fa drizzare le antenne e accapponare la pelle ai presenti, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda e il presidente del Comitato della Fondazione Einaudi Gian Domenico Caiazza, avvocato e presidente dell'Unione delle Camere Penali dal 2018 al 2023. Mettendo in guardia da possibili brogli, Di Pietro entra nel merito del metodo di queste "organizzazioni, che, come già avvenuto in passato, raccolgono gli elenchi degli elettori, costruiscono e spediscono queste lettere, ci mettono il voto, all'insaputa del diretto interessato. Mi riferisco a quelli iscritti all'Aire". Che sarebbe l'Anagrafe degli Italiani residenti all'Estero. "Parliamo di due milioni di voti che spostano il risultato" in una competizione come quella referendaria, è l'analisi di Di Pietro. E il rischio, avverte l'ex magistrato favorevole alla separazione delle carriere, "è di determinare una falsificazione del risultato". "Ci sono gruppi organizzati, appartenenti a specifici partiti politici e sindacati, che con questo sistema stanno già organizzando le buste di voti da far arrivare in Italia", l'accusa dell'ex toga. "Lo voglio denunciare oggi prima che sia troppo tardi", insiste lanciando l'allarme-brogli.

Una fuga in avanti data anche dal fatto che il voto degli italiani all'estero, negli anni, è stato spesso oggetto di polemiche, sospetti, inchieste. Infatti la modalità di voto, escluse le europee dove si vota solo in presenza nelle sedi dei Consolati oppure tornando in Italia, è per corrispondenza tramite l'invio di un plico elettorale, che viene poi spedito dalle ambasciate in Italia, dove avviene lo scrutinio.

Problemi come schede andate perse, voti inviati da morti, schede abbandonate e preda di "cacciatori di plichi" che le compilano all'insaputa dell'elettore sono stati oggetto di diverse inchieste giornalistiche a partire dal 2013. Dopo le politiche del 2022 in seguito a esposti presentati soprattutto da esponenti di centrodestra la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta per presunti brogli, soprattutto in Sud America, dove risiede la maggioranza degli elettori iscritti all'Aire.

"Invito il governo, perché fa ancora in tempo, a fare una legge di un solo articolo che permetta agli elettori all'estero di votare di persona, alle ambasciate o ai consolati, con il proprio documento di identità", è l'appello finale di Di Pietro.

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