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Il rapporto sull'asse islamisti-sinistra. Da Parigi all'Italia

Un'indagine chiama in causa Mélenchon. L'esperto: "Adesso fare luce anche qui"

Il rapporto sull'asse islamisti-sinistra. Da Parigi all'Italia
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"Mise en cause". È direttamente chiamata in causa la "France Insoumise" nel report - appena pubblicato - della commissione d'inchiesta istituita dal Parlamento francese per indagare sui rapporti tra islamisti e politica.

Il tema è sotto i riflettori in tutta Europa, Italia compresa, come si è visto dopo la forsennata mobilitazione pro Pal e anti-Israele. E in tutta Europa i governi (almeno, quelli non di sinistra) si apprestano ad affrontare l'allarme, guardando al monito della Francia che, per peculiari ragioni storiche - è più "avanti" di altri in questo processo.

La questione islamismo è tutta politica, e le 600 pagine del rapporto investono apertamente la formazione di estrema sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, la "France insoumise", accusata di essersi fatta veicolo, consapevolmente o no, di parole d'ordine e figure legate all'islamismo, che non è religione ma una forma di ideologia e potere costruita sull'integralismo religioso. Una minaccia per la democrazia liberale.

Gli imam radicali fanno votare per LFI - che alle presidenziali nelle banlieue è andata sopra il 50% - e LFI usa questo consenso per rafforzarsi. Melenchon ovviamente nega ogni addebito. E la sinistra in genere tende a minimizzare le conclusioni cui è giunto l'organismo d'indagine. Mélenchon prima ha temporeggiato, poi si è mostrato irritato per il fatto di dover dare spiegazioni e risposte, per esempio sull'antisemitismo nel suo partito, quindi ha rigettato sdegnosamente le accuse, dichiarando di non provare alcuna simpatia per le teocrazie.

In Francia il rapporto arriva dopo una serie di campanelli di allarme. A maggio una relazione dei servizi ha lanciato un "sos" sul proselitismo e la creazione di ghetti in cui introdurre progressivamente la sharia. Ma ha fatto scalpore anche il libro del giornalista Omar Youssef Souleimane, "I complici del male", saggio-inchiesta sulle connessioni tra sinistra e ambienti radicali (70mila copie).

Come detto, la questione non è solo francese. Riguarda anche l'Italia, e in generale l'Occidente, attraversato da un'ondata pro Pal diventata il "cavallo di Troia" dell'islam politico, che sfrutta l'ondata emotiva scatenata, o indotta, sulla guerra, per far passare una narrazione tossica su Israele, e a volte sull'intero mondo ebraico. E la propensione all'antisemitismo è sicuramente uno degli aspetti più problematici dell'islamismo, come anche le posizioni retrograde sui diritti civili e sulla condizione delle donne. E, anche in Italia, qualcuno sta pensando a iniziative simili, anche a livello politico.

"Certo - osserva Tommaso Virgili, ricercatore e coautore di Unmasking the Muslim Brotherhood - leggendo il rapporto pensavo che sarebbe necessario anche in altri Paesi europei uno studio sulla Fratellanza, sull'islamismo e sulle sue connivenze".

"Il radicalismo islamico va affrontato su più livelli - dice Davide Romano, degli Amici di Israele - Una commissione sui rapporti tra islamismo e politica ha senso se si individua bene il problema, definendo cos'è l'islam radicale". "Bisogna mettere fuori legge i Fratelli musulmani e i loro affiliati - prosegue - e le forze politiche devono essere sanzionate (politicamente) se intrattengono rapporti con questo tipo di islam intollerante.

A livello religioso bisogna pensare alle moschee, che devono essere gestite da imam che condannino ogni tipo di terrorismo. Bisogna infine mettere sul tavolo la questione dei finanziamenti all'estremismo inviati a casa nostra, affrontando di petto la questione con certi governi islamici".

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