Il 2011 anno del superdollaro, giù euro e sterlina

di Ennio Montagnani

Economia americana e dollaro: Gabriele Vedani, managing director Fxcm Italy, big mondiale del trading in cambi, si aspetta una conferma della ripresa negli Stati Uniti e un rafforzamento del biglietto verde. Il dollaro mantiene ancora lo status di moneta rifugio e potrà beneficiare dei problemi interni alla zona euro: rischi di insolvenza degli Stati sovrani, misure di austerità aggressive e l’incerta solidarietà Comunitaria (ovvero il rigore tedesco verso gli altri Paesi dell’euro). L’avversione al rischio stimolata dai problemi della Eurozona andranno poi a sostenere - prevede Vedani - oltre al dollaro, anche il prezzo dell’oro e il franco svizzero. «Per quel che concerne il cambio euro/dollaro le mie aspettative per la fine del primo trimestre è di un valore di riferimento compreso nell’area 1,20-1,25, ma questo trend non si esaurirà prima della fine dell’anno, e non mi sento di escludere un rafforzamento del dollaro fino a 1,05-1,10».

«La forza del franco svizzero - prosegue Vedani - si è invece espressa soprattutto su posizioni ribassiste sul cambio con l’euro: questo trend continuerà. La coppia di divise arriverà a nuovi minimi storici (attestandosi nell’area 1,20-1,25), ma se il quadro dei debiti sovrani dovesse riservare altre spiacevoli sorprese, la situazione potrebbe accelerare improvvisamente al ribasso, e avvicinarsi a quota 1,10».

L’esperto di Fxcm ritiene poi che lo yuan cinese possa rivalutarsi e che il Giappone ne sarà il maggiore beneficiario in quanto il riequilibrio globale permetterà alle esportazioni giapponesi di diventare più competitive. Nei confronti dell’euro, invece, lo yen rimarrà in un trend di lieve rafforzamento che lo porterà gradualmente verso quota 100. «Nel Regno Unito, ritengo che la combinazione di tasse più alte sul valore aggiunto, una politica fiscale più restrittiva e un rallentamento della crescita economica nell’Eurozona, avrà un impatto negativo sui consumi e sugli indicatori di fiducia nel 2011. Penso che la Bank of England non avrà alternative a una politica di nuovo espansionistica, in quanto a un tasso d’inflazione in crescita si accompagnerà un mercato del lavoro ancora sotto pressione. Pertanto un altro giro di riacquisto dei Gilts (i titoli di Stato inglesi ndr) sarà l’unica opzione, con un effetto negativo sulla sterlina che scenderà a braccetto con l’euro: quindi stabilità con l’euro e arretramento rapido rispetto al dollaro», prevede ancora Vedani.

Quanto all’economia australiana, «é una delle poche che è riuscita a tenere alle porte l’onda lunga della recessione nel biennio 2008/2009; questo è stato possibile grazie al ruolo di principale fornitore di materie prime alla rampante economia cinese, che ha portato nel 2010 alla creazione di nuovi posti di lavoro e ha imposto alla Bank of Australia di alzare i tassi al 4,75% per prevenire le pressioni inflazionistiche. Ma il probabile rallentamento cinese, insieme alla rivalutazione dello yuan, potranno avere effetti moltiplicati sull’economia australiana e il dollaro australiano potrebbe scendere velocemente dai nuovi massimi toccati proprio sul finire del 2010. Ciò varrebbe nei confronti del dollaro americano, mentre contro l’euro mi aspetto un sostanziale equilibrio in area 1,25/1,30».

Stesso ragionamento per il dollaro canadese, che sarà leggermente più sostenuto da un’eventuale ripresa americana.

In ogni caso, conclude Vedani, il 2011 si presenta come un anno ancora una volta contraddistinto da grandi incertezze e forte volatilità, situazione che ci accompagna sul mercato valutario da almeno un biennio e che durerà ancora a lungo.

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