Il 2011 è l'anno del mondo che svolta a destra

Ha cominciato la Francia, adesso tocca agli Stati Uniti e poi a Spagna e Gran Bretagna: in tutti i grandi Paesi i protagonisti della stagione prossima saranno leader e partiti conservatori. Quelli di governo e quelli di opposizione

Il 2011 è l'anno del mondo che svolta a destra

Il Capodanno della destra mondiale arriva il 12 gennaio. Un simbolo. Perché quel giorno la Camera dei rappresentanti Usa voterà una legge che abroga la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama. Simbolo, appunto. Perché la riforma resterà intatta e salva, visto che il Senato a maggioranza democratica non voterà mai per l’abrogazione e visto che, anche se ipoteticamente ciò accadesse, Obama potrebbe opporsi con il veto e bloccare il provvedimento facendo sopravvivere la sua riforma.

I repubblicani però voteranno lo stesso il 12. Perché politicamente conta, perché allegoricamente vale. Il voto dirà all’America e al mondo che il 2011 sarà l’anno in cui la destra Usa lavorerà per prepararsi, riorganizzarsi, per prepararsi alle elezioni, per riprendersi il Paese l’anno dopo. I repubblicani costringeranno Obama a mediare, a scendere a patti, a far approvare leggi e provvedimenti conservatori. L’hanno già fatto con i tagli fiscali e lo faranno ancora. Tireranno i fili, orienteranno le scelte. I liberal hanno avuto l’opportunità di riprendersi il Paese dopo tanti anni e l’hanno sprecata.

Quest’anno si punta a destra: l’ha fatto la gente comune, mandando alla Camera bassa del Congresso la maggioranza repubblicana;l’ha fatto la stampa che inquesti giorni ha parlato dei protagonisti del 2011 e ne individua soltanto tra i conservatori. Giovani e meno giovani, facce nuove e volti conosciuti: tutti comunque conservatori. Perché questo è l’anno della destra: in America come in Gran Bretagna, dove David Cameron dovrà cercare di raccogliere i frutti della stagione dell’austerity degli ultimi mesi. Dowing street pensa che questo sia l’anno della riscossa,cosa che pensa ovviamente anche la Casa Bianca, ma con la differenza che Cameron non ha il parlamento contro, né deve preoccuparsi di cominciare la campagna elettorale. Governerà, allora. E, complice la riorganizzazione del Labour dopo la nomina del nuovo leader, avrà il pallino nelle sue mani. Lui e la sua gente, lui e il suo Paese.

I Tory alla prova con se stessi e con il loro futuro: sono pronti per guidare davvero la Gran Bretagna per qualche tempo? Possono dare un vero progetto al Paese? La risposta nasconde il futuro di Londra, ma non oscura la certezza prossima: l’Inghilterra guarda a destra per crescere dopo il più brusco stop economico, sociale e politico degli ultimi cinquant’anni. È la stessa direzione in cui guarda la Spagna partendo da una prospettiva diversa: a Madrid si punta a destra perché la sinistra ha fallito. La crisi dilagante e ormai definitiva dello zapaterismo crea una voglia di alternativa che negli ultimi anni sembrava sopita. Il biennio 2009-2010 e i disastri che ha provocato nella penisola iberica hanno risvegliato il Partito Popolare che per troppo tempo è stato incapace di rispondere efficacemente alle iniziative di Zapatero. Non c’è un solo sondaggio, in Spagna, che non dia abbondantemente in vantaggio i conservatori in vista delle elezioni del 2012. La campagna elettorale è già partita e il 2011 è per forza di cose l’anno in cui i Popolari dovranno consolidare il consenso che permetterà loro di tornare alla Moncloa. Perché vogliono governare.

È quello che vuole anche Nicolas Sarkozy in Francia: risvolta a destra per tenersi il Paese, per non perdere il treno dell’Eliseo. Il presidente ha cancellato la stagione del compromesso. Nel suo discorso di inizio anno ha parlato da leader che ritrova le origini per riprendersi il suo elettorato: riforme, sicurezza, garanzie sull’immigrazione. Sono i temi sui quali aveva costruito il suo successo del 2007. Sono i temi che ritornano adesso. Il sottofondo invece è di cultura politica: è l’omogeneità del governo, la compattezza che permetterà di convincere quella parte dell’elettorato disilluso e insoddisfatto che nel 2010 ha preso le distanze da Sarkò. Se li vuole riconquistare tutti, il presidente.

Loro e gli altri: quelli che in questi mesi si sono fatti affascinare dall’ultradestra del Fronte nazionale. Sarzoky che ritorna se stesso è la molla che rincula e torna a posto. E si riprendere tutto quello che aveva perduto.

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