da Reggio Calabria
Non si sono fermati nemmeno davanti a una recita scolastica. Avevano un bersaglio di morte. Un pregiudicato. Hanno sparato; la vittima predestinata ha provato a difendersi e a fuggire. Cè lha fatta. Loro, i sicari, sono riusciti a piantare una pallottola nella testa di un bimbo che lorrore della ndrangheta ancora non può conoscerlo. Ha tre anni, è figlio di un agente di polizia penitenziaria e ora si trova in coma farmacologico agli Ospedali riuniti di Reggio Calabria. Nella notte è stato sottoposto ad angiotac. Solo dopo lesito i sanitari decideranno se procedere subito allestrazione del proiettile.
È successo ieri pomeriggio sul lungomare affollato di Melito Porto Salvo. I killer, in due, sono arrivati in moto affiancando la bicicletta delluomo che avrebbero dovuto uccidere. Franco Borrello, uscito di prigione da appena cinque mesi, evidentemente stava allerta. E non si è lasciato sorprendere. Proprio mentre il sicario seduto dietro al guidatore estraeva la pistola, lui è saltato giù dalla bici lanciandogliela addosso. I proiettili sono partiti lo stesso - cinque, sei colpi - ma sulla traiettoria cera il bimbo, che con altri compagni dellasilo, davanti a maestre e genitori stava facendo la recita di fine anno. Una pallottola gli ha bucato la gola, provocando lesioni alla lingua e a una tonsilla e fermandosi alla base della nuca.
Ferito a una gamba, invece, il vero obbiettivo dei killer. Il 3 aprile del 2004 Francesco Borrello era stato coinvolto in un duplice omicidio. Vittime del delitto, avvenuto fuori da una sala giochi di proprietà di Borrello, Carmelo Zampaglione, di 25 anni, e Giulio Verderame, di un anno più giovane. Per questo Borrello era stato condannato dal gup, col rito abbreviato, a 16 anni di reclusione.
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