da Milano
Le azioni ordinarie di 3 Italia spa, operatore di telefonia mobile, media, Internet e trasmissione dati, sono state ammesse a Piazza Affari. La data di inizio delle negoziazioni, precisa una nota, verrà stabilita con un successivo provvedimento di Borsa Italiana «subordinatamente alla verifica della sufficiente diffusione degli strumenti finanziari», ovvero delle azioni della società. Joint global coordinator dell’operazione sono Morgan Stanley, Goldman Sachs, Merrill Lynch, Hsbc, Jp Morgan, Banca Imi e Caboto, mentre l’advisor è Lazard.
Secondo la prassi, una volta conclusi gli adempimenti da parte di Borsa Italiana, la parola passerà alla Consob che dovrebbe esprimersi tra martedì e giovedì della prossima settimana. Il successivo passaggio sarà il road-show della società. L’avvio delle contrattazioni è previsto ai primi di marzo. Di «3», valutata circa 9 miliardi, andrà sul mercato indicativamente tra il 25 e il 30% del capitale. L’azienda guidata da Vincenzo Novari, controllata da Hutchison Wampoa (gigante cinese da 23 miliardi di dollari di fatturato nel 2004), ha vinto l’asta per la telefonia di terza generazione nell’ottobre del 2000. Nel capitale figurano anche Nh Investment (Sanpaolo Imi), 3G Mobile Investment (Franco Bernabè), Gemina con uno 0,2% e Rcs Mediagroup con lo 0,5 per cento.
La società ha presentato la richiesta di ammissione a Piazza Affari lo scorso 20 settembre. La quotazione di 3 Italia dovrebbe, tra l’altro, fare da apripista anche per le altre aziende di tlc del gruppo, a partire da H3G Gran Bretagna. A fine 2005, 3 Italia spa è arrivata a 5,6 milioni di utenti. Tuttavia, secondo uno studio di Caboto, «nel quarto trimestre la qualità degli abbonati non è migliorata», visto che la percentuale di clienti postpaganti è rimasta del 18% come nel periodo luglio-settembre. Fermo anche l’Arpu (ricavo medio per cliente), che al 30 settembre scorso era di 30,7 euro e a fine dicembre di 30,6 euro.
Sul fronte patrimoniale, la società ha recentemente ristrutturato il debito con un prestito da 3 miliardi, concesso da un pool di banche tra cui Intesa, Hsbc e Merrill Lynch. L’operatore «3» ha fatto della videochiamata il cavallo di battaglia dei nuovi videofonini.
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