Il 4,7% di CheBanca! funziona Ma ora farà i conti con il fisco

Christian Miccoli non fa una piega. Ma la partenza della sua CheBanca!, internet bank di Mediobanca, non poteva essere così in salita. Da quando è partita, un mese fa, le Borse son venute giù a piombo. E come se non bastasse, tra le riforme fiscali del governo è spuntata la non deducibilità per una quota degli interessi passivi delle banche. Proprio quelli che CheBanca! offre, generosamente, ai suoi clienti sotto forma di remunerazione del conto-deposito, fino al tasso record del 4,7%. Per una start-up è un bell’handicap, che potrebbe costringere Miccoli a tagliare i rendimenti: «Se viene penalizzata la banca, poi si finisce con il penalizzare i clienti», confessa Miccoli. Anche perché la via tracciata dal socio Mediobanca è stretta: «Dobbiamo sì fare buoni prodotti - aggiunge l’ex capo del Conto Arancio - ma senza dimenticare la remunerazione dei nostri azionisti». Quanti siano i clienti finora approdati a Chebanca! Miccoli non lo dice nemmeno sotto tortura: «Non diamo informazioni ai concorrenti».

Né intende rispondere alle malelingue che, sul mercato, riferiscono la pochezza dei flussi dal sistema verso CheBanca! «Offriamo qualcosa di più che un alto rendimento: una banca che non dia brutte sorprese, che tolga problemi ai clienti, e a costo zero». Clienti che, secondo le cifre strappate a Miccoli, puntano proprio sul conto-deposito ad alto rendimento (44%). Poi viene quello tascabile (17%) e il cc (13%). Il resto fa mutui e carte di credito.

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