Le Dolomiti e l'Abetone. La passione per Borsa e la chiamata alla Seconda guerra mondiale: da oggi si dirà che Christof Innerhofer e Zeno Colò hanno un bottino simile di tre medaglie iridate, unici azzurri ad aver firmato la stessa impresa. Simile anche il periodo: ai due ha sorriso la metà febbraio, San Valentino e dintorni. Eppure Triplo Winner e il grande Colò sono diversi e non per il colore delle medaglie: una parure di tutte le nuance per Inner, due ori e un argento per Colò ai Mondiali di Aspen 1950. Tre discipline diverse erano allora e sono oggi: discesa, gigante (appena inventato) e un secondo posto in slalom per Colò. Inner si è battuto in discesa, combinata e superG.
A 61 anni di distanza certamente è l'uomo ad essere cambiato: Colò, nato nel 1920, fu un soldato, campione a tempo perso. Innerhofer, classe 1984, ha perso tempo a fare il muratore per capire che era meglio tornare a studiare da campione. Ma l'uomo, quando è di pasta buona, non ha un tempo, sono semmai i tempi che cambiano: dopo la guerra che già ne accorciò la carriera, dopo le medaglie del 1950 e l'oro olimpico in libera del 1952 ad Oslo, Colò, poco più che trentenne, fu costretto a porre fine alla sua carriera, accusato nel 1954, di professionismo per aver prestato limmagine ad alcune aziende tecniche.
Quanto a Garmisch-Partenkirchen, a legarci ad essa un doppio filo dolce e amarissimo: nel 1936 Stefano Sertorelli vi colse il primo oro olimpico italiano nella pattuglia a squadre con Silvestri, Scilligo e Perenni. Suo fratello Giacinto, settimo di undici, invece finì fuori per evitare l'atleta bulgaro che, cadendo prima di lui, non aveva liberato la pista.
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