Gli 80 anni di Prada, una storia di successo

Gli 80 anni di Prada, una storia di successo

Era il 1913 quando nonno Mario aprì un negozio nella Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Lo chiamo’ con il suo nome e così, senza saperlo, diede vita a un marchio e a una dinastia: Prada. La prima cosa che si premurò di fare il nonno della signora Miuccia è stata quella di inventarsi una targhetta triangolare di metallo. In questi giorni è andato alle stampe un libro di 700 pagine (Edizioni Feltrinelli) che raccomtano la lunga avventura di una famiglia che oggi festeggia 80 anni, in grado di vestire anche il diavolio. Ma prima che Miuccia Prada e successivamente con il marito Maurizio Bertelli creassero uno stile anche nel vestiario, nonchè pensassero in grande a una Fondazione d’Arte Moderna e sponsorizzassero la propria imbarcazione «Luna rossa» che ha conseguito grandi vittorie per l’American Cup, nei primi del Novecento e ancora per tanti anni, parlare di Prada significava parlare di pelletteria, borse, guanti, ombrelli, valigie, bjoux in osso, foulard. Come il nonno aveva inventato quella targhetta triangolare con il marchio, quella di applicarla alla prima borsa in nylon nero è stata della signora Miuccia, diventando subito uno dei simboli deglia anni Ottanta.

Ci sono state signore o ragazza che se l’erano fatta tatuare sulle braccia, ma Miuccia rimane la creatrice anti-mondanità e schiva: «Mostrarsi troppo in pubblico non va bene, finisci per dire cose inutili e perdi tempo. A quel tempo trasformare il nylon in una specie di codice sociale trasformandolo in un elemento di lusso fu una rivoluzione. Laureta in Scienze politiche e con alle spalle cinque anni di scuola di mimo al Piccolo Teatro, Miuccia prese in mano l’azienda di famiglia e la ingrandì. Il «libro nero», perchè così è rilegato, si apre con una dichiarazione di Miuccia e il marito Maurizio: «L’osservazione e la curiosità nei confronti del mondo, della sicietà e della cultura sono sempre state alla base della creatività e della modernità di Prada».

La signora Miuccia è stata sempre convinta che essendo il mondo complesso anche la moda doveva avere un linguaggio complesso, a volte minimalista alte meno, inclusi i revival della storia della moda, sempre rivisitando ogni epoca. A che le ha domandato se era vero che si era sentita colpevole di una cosa così frivola come gli abiti lei ha risposto: «Poi ho scoperto che vestirsi ha un significato che va oltre il marchio». Rifiuta i cliché e vuole dare ai suoi modelli sempre un senso di modernità, andando oltre per cercare di caoire la moda e i comportamenti sociali. Lo provano le campagne pubblicitarie di Prada e le campagne commoventi e oniriche messe in atto dalla sua azienda. Atmosfere languida che possiamo rivedere nelle belle immagini del libro. Le top model degli anni Novanta, consapevoli della propria bellezza e a volte prevaricatrici di uno stile, si scioglievano di fronte all’atmosfera languida, ricca di mistero dei capi di Prada.

Nell’ultima campagna 2009 assistiamo a un pool di ragazze rilassate e sorridenti, consapevoli della propria femminilità.

Più emblematiche le immagini di Glan Luchford del 1998 per la collezione inverno o quelle per l’estate dove Amber Valletta si perde si perde per stanze vuote inondate di luci quasi inquietanti. Nonostante i negozi siano sparsi in tutto il mondo, il più antico e originale rimane quello fondato da nonno Mario.

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