Cronaca locale

A2A e Serravalle: gioielli in svendita per fare cassa

A2A e Serravalle: gioielli in svendita per fare cassa

Il 2012 del Comune comincia con l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci che annuncia nuove tasse (con l’Irpef che schizzerà da 0,2 a 0,6 per cento) e la vendita di altri «gioielli di famiglia» dopo la cessione di una quota di Sea (il 29,75 per cento) al fondo F2i di Vito Gamberale. E così parte il gran risiko delle società partecipate alla faccia di chi a sinistra continua a dire che i servizi essenziali devono rimanere in mano pubblica. Ricordate la campagna sul referendum per l’acqua? Roba passata. E, per non farsi mancare nulla, da Palazzo Marino parte anche la richiesta di un aiuto alla Cassa depositi e prestiti per 28,46 milioni di euro. Altri debiti (con relativi interessi da restituire) sulle spalle dei milanesi per permettere al sindaco-commissario Giuliano Pisapia di sedersi al tavolo di Arexpo, la newco creata dalla Regione per rilevare i terreni dove sorgerà l’Expo dei 2015. Ma soprattutto gestirà il grande business dell’edificazione successiva all’evento. Tasse (e aumenti di tariffe), dismissioni e debiti diventano così la terribile trimurti con cui il duo Pisapia-Tabacci intende affrontare i rigori della crisi. Ricetta che, se presentata da una qualunque amministrazione di centrodestra, avrebbe scandalizzato gli editorialisti di sinistra e portato in piazza partiti e sindacati. E, invece, se a proporre una finanza che meno creativa di così non si può è il vento arancione di Pisapia che tanto piace e poteri forti e salotti buoni, tutti zitti.
Perché il 2011 è finito con il Comune in grado di chiudere il bilancio solo grazie ai 385 milioni di euro incassati vendendo una fetta di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. Ora la tentazione è di chiudere anche il 2012, per cui servono 460 milioni di euro in più, con introiti straordinari derivanti dalla cessione di azioni A2A, la multiutility dell’energia guidata grazie a un patto di sindacato con il Comune di Brescia. Pronto a vendere, ma non a scendere sotto il 50 per cento. Un gioiello A2A non solo metaforicamente, perché si parla di un’azienda tecnologicamente all’avanguardia e leader nel settore. Così come una gallina dalla «uova d’oro» era sempre stata definita la Milano-Serravalle, società che gestisce le tre tangenziali milanesi e un tratto dell’autostrada per Genova e di cui il Comune possiede il 18,6 per cento. Una nobile decaduta che dopo la cura Pisapia ha visto andare deserte tutte la gare indette per l’aggiudicazione della quota in mano al Comune. Nemmeno il «pacchetto» ideato con l’abbinamento a Sea è servito per invogliare gli investitori. Tanto che oggi sul tavolo sembra essere rimasta soltanto una generica e solo teorica manifestazione d’interesse del fondo indiano Srei, già battuto da Gamberale nella corsa a Sea. Altrettanto incerto è l’accordo con la Provincia più volte chiesto al presidente Guido Podestà da Pisapia e Tabacci per dar valore alla quota comunale. Nemmeno la modifica dello statuto varata dalla Provincia, che di Serravalle è il socio di maggioranza, per permettere l’ingresso nel cda di rappresentanti dei privati, ha mosso il mercato. E, in vista, c’è ora una ricapitalizzazione che gli enti pubblici con i bilanci dissanguati vedono con terrore. C’è da pensare che ora a fare il colpaccio, portando via le azioni del Comune o magari della Provincia a prezzo stracciato, sarà ancora Gamberale. Riaccendendo, anche a sinistra, le polemiche.

Che, insieme alle nuove tasse, da quando è arrivato Pisapia sono le uniche merci di cui non c’è penuria.

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