Tutti a casa e arrivederci a forse mai. L’Inter campione del mondo ha levato la solita nuvola di fumo nero. Capita nei giorni del successo e nell’ora della felicità. E adesso avanti con i botti e le botte verbali. Così fece Moratti quando cacciò Mancini, a scudetto appena conquistato: tutti dimenticarono subito il titolo e sotto con le polemiche. «Non sa gustarsi nemmeno questa vittoria», disse il tecnico al suo già ex presidente. Mourinho è stato più furbo: è scappato lui, nemmeno il tempo di far salire i giocatori sul pullman del ritorno da Madrid. E Moratti ha risposto con un sorriso amaro. Materazzi con un bacio al fuggitivo. Benitez è stato più svelto ancora: da raffinato stratega ha capito di aver solo un’occasione per raccontare a tutti quanto gli è capitato in questi mesi. Confessione in mondovisione, perché tutti sappiamo, capiscano, intendano. Magari sgradevole, ma necessaria. Eppoi si è autoesonerato. «Parlino pure con il mio procuratore, se non mi vogliono più». Stavolta Moratti ha cercato di non guastarsi la festa. La coppa del campione del mondo val più di uno scudetto. Si è preso un giorno di pace, di pensamenti, ha dettato la linea dell’attesa. Magari per scovare un’idea che valga l’ennesimo autogol della sua gestione. Nomi? I soliti: Spalletti se vorrà rompere il contratto con i russi, in cambio di un ingaggio per tre anni. Sennò tecnici a tempo determinato (giugno): Zenga, Leonardo, Simeone, o la coppia Figo-Baresi. Altrimenti prendano Cambiasso, uno che non ha mai nasato Benitez ma fa l’allenatore in campo,e lo mettano in panchina per salvare almeno il quarto posto-Champions in campionato. Come si intuisce: è difficile trovare una soluzione calcisticamente appetibile, salvo un contratto di tre anni a Spalletti. Ieri Moratti è stato soft, oggi comincerà a rispondere per le rime a tutti. Convocherà i suoi avvocati, oltre agli uomini della società. «In questo momento non parlo di Benitez », ha detto ieri. «Le dichiarazioni sono state inadeguate al momento, ma oggi un interista è felice». È l’unico guizzo ribaltonistico che il presidente poteva permettersi. Come dire: Benitez non ha l’animo di un interista.... Oggi l’interista felice comincerà a medicare la ferita di uno scontro polemico non più rinviabile. Moratti, da due mesi almeno, ha esonerato il tecnico: nei pensieri, se non nei fatti. La squadra, rovinata dalla mourinhite, lo ha sempre considerato un ripiego rispetto a Mou, anche se i più intelligenti hanno cercato di vederne gli aspetti positivi, invece quelli meno dotati hanno intrapreso una guerra fredda. Infine l’allenatore spagnolo, che pur ha commesso qualche errore, ha parlato dopo aver spiegato e rispiegato il suo pensiero al presidente. Senza mai vederne risultati. Benitez ne aveva fin sopra i capelli di tutte le uscite polemiche, delle furbate di spogliatoio («Voglio avere il controllo sui giocatori dentro e fuori»), di certi personaggi da doppio gioco, delle promesse mancate, del dover gestire errori precedenti e infortuni che non potevano essere solo addebitati alla sua gestione. Non ha più resistito a quella mitragliata di dichiarazioni che il presidente gli ha tirato contro. I due non sono e non erano fatti per sopportarsi. Benitez ci ha provato. Moratti mai. L’Inter si ritroverà mercoledì 29 dicembre per la ripresa della preparazione. Benitez è volato in Inghilterra per le feste. Solo una illuminazione feconda di Moratti potrebbe cambiare la sua sorte. Sono aperte le iscrizioni per il nome del prossimo allenatore. Il presidente aveva trovato un compromesso con se stesso: attendere fino al termine della stagione per puntare decisamente su Capello o Guardiola( sempre che Mou....), in alternativa Spalletti o qualcuno che lo folgori. Ma ha fatto i conti senza l’oste (che identifica l’idea del presidente e di qualche parente circa Benitez). Il figlio è stato sponsor dell’allenatore spagnolo,Marco Branca ora sta nell’ombra. La competenza calcistica del presidente sta venendo messa a dura prova dagli svarioni di questa stagione: il figlio ci ha preso con il tecnico, ma lui non ha capito che servivano giocatori.
Il numero (tre) indicato da Benitez era assolutamente giustificato: un sostituto di Balotelli e due centrocampisti. Ora serve pure una alternativa a Samuel. Tra presidente e allenatore, uno era da cacciare. La storia insegna chi ne fa le spese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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