Leggi il settimanale

Manovra, ira di Giorgetti: "Adesso basta!". Incentivi e pensioni i nodi

Salta per ora l'inasprimento sui requisiti per le uscite. Il ministro molto irritato per i tiramolla della politica

Manovra, ira di Giorgetti: "Adesso basta!". Incentivi e pensioni i nodi
00:00 00:00

Un nuovo confronto sulla manovra si è svolto ieri in serata a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni attorno al tavolo insieme ai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e ai ministri Giancarlo Giorgetti e Luca Ciriani. Al termine del vertice è maturata la scelta politica di riscrivere l'emendamento del governo per recuperare le misure a favore delle imprese che erano state stralciate, nonché le norme su pensioni (una vttoria della Lega) e Tfr. L'obiettivo è duplice: evitare un decreto legge di fine anno (sul quale il Quirinale sicuramente alzerebbe il sopracciglio vista la bocciatura delle misure in commissione al Senato) e chiudere il perimetro degli interventi direttamente dentro la legge di Bilancio, mantenendo il lavoro parlamentare entro un quadro già noto alle commissioni. Ma, alla fine di questa giornata per certi versi paradossale, resta la grande amarezza del ministro dell'Economia. "Per carattere prendo le responsabilità di mettere toppe per altri ma c'è un limite", ha detto il ministro del Tesoro, stremato dall'ennesima trattativa con la maggioranza. Il ragionamento è molto più complesso di quanto facciano intendere queste parole dal sen fuggite. La stretta sulle pensioni, secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari, era concordata con la maggioranza anche per reperire ulteriori risorse a favore delle imprese visto che Transizione 4.0 e 5.0 sono rimaste a secco. Eppure, non tutti avrebbero rispettato i patti (circostanza che ha irritato anche la premier Meloni). Nella notte è proseguita la riscrittura dell'emendamento del governo - ritoccato una volta ancora - per trovare una quadra impossibile. Le risorse dovrebbero arrivare, secondo quanto spiegato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani, da "piani Inps e alcuni investimenti", ma la partita non è chiusa del tutto, come sulla destinazione del Tfr dei neoassunti. Non è escluso uno slittamento dell'approdo in Aula della manovra: la maggioranza è già stata avvisata dell'ipotesi di lavorare tra martedì e mercoledì.

LE BALLE SULLA PRESSIONE FISCALE

Nel dibattito politico che accompagna la manovra, uno dei fronti più sensibili resta quello della pressione fiscale. È su questo terreno che la Presidenza del Consiglio ha respinto l'accusa dell'opposizione di un aumento generalizzato delle tasse. Il ragionamento parte da una distinzione netta: sostenere che l'aumento della pressione fiscale equivalga automaticamente a un aggravio per famiglie e imprese è "un'affermazione semplicistica e non corretta". La pressione fiscale, viene ricordato, è un rapporto tra entrate tributarie e contributive e Pil nominale. Può quindi crescere anche "a parità di aliquote", per effetto di dinamiche macroeconomiche. L'aumento dell'occupazione e dei salari favoriscono un incremento del gettito superiore a quello del Pil, perché i redditi da lavoro dipendente sono quelli "su cui lo Stato riesce a prelevare risorse con la massima efficacia", grazie alle ritenute alla fonte. È un meccanismo che porta a un incremento matematico del rapporto. Un altro elemento richiamato riguarda il contrasto all'evasione e il miglioramento della compliance fiscale. Il maggior gettito, è anche il risultato di "anni di recupero record" e di un aumento dei versamenti spontanei, oltre che dell'emersione di lavoro irregolare: quando un lavoratore passa dal nero al regolare, spiegano da Palazzo Chigi, "lo Stato inizia a incassare tasse e contributi che prima erano pari a zero" a Pil invariato. Anche in questo caso la pressione fiscale sale, ma non perché il carico sui contribuenti aumenta.

LE ULTIME NOVITÀ

Il nuovo emendamento presentato ieri mattina ha stralciato l'allungamento delle finestre mobili per le pensioni anticipate e la stretta sul riscatto delle lauree brevi. Per le imprese, dal 2026 arriva l'iperammortamento che sostituisce i crediti d'imposta Transizione 4.0 e 5.0. Restano attese - nel nuovo emendamento o in un eventuale decreto - risorse per rifinanziare il credito Transizione 4.0 e la Zes unica. Fa discutere anche la nuova tassa da 2 euro sui piccoli pacchi extra Ue.

Approvato anche il nuovo regime degli affitti brevi: cedolare secca al 21% per la prima casa e al 26% dalla seconda, con l'attività d'impresa che scatterà dal terzo immobile. Arriva un bonus fino a 1.500 euro per le famiglie con Isee entro i 30mila euro che scelgono le scuole paritarie.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica