Leggi il settimanale

Perché Garlasco fa così paura alle toghe forcaiole come Gratteri

Per anni chi ha vissuto di consensi tv ora teme che il "Sì" al referendum possa togliergli il potere

Perché Garlasco fa così paura alle toghe forcaiole come Gratteri
00:00 00:00

Le toghe che hanno campato sui processi in tv e le inchieste che diventavano sentenza sui giornali scendiletto delle Procure trovano indigesta la cronaca nera e casi come Garlasco, vicenda dove il fallimento del sistema giustizia trova piena cittadinanza, come ha ricordato dal palco di Atreju il premier Giorgia Meloni. I timori del testimonial del "No" al referendum sulla separazione delle carriere Nicola Gratteri - uno che parla della riforma anche durante le conferenze stampa sulle sue operazioni giudiziarie, come ha fatto ieri - sono fondati. "La vicenda giudiziaria del delitto di Garlasco non c'entra assolutamente niente con il referendum - si è lamentato il procuratore l'altra sera su La7 da Giovanni Floris - interessa perché c'è prurigine, voglia di guardare nel buco della serratura". Ma il pm va oltre: "Si parla di questi errori giudiziari sulle tv e sui giornali in modo sistematico e continuo. Non è un complotto, è una precisa strategia con tanti giornalisti a supporto che rispondono alla politica e al padrone", come a dire non più ai magistrati. Il coraggioso magistrato che da anni si batte contro una 'ndrangheta sempre più forte parla anche del Giornale e delle testate del gruppo Angelucci, dove "non ho mai visto un articolo elogiativo su un magistrato" e dove "è giusto essere liberi purché si scrivano cose vere".

Quali siano le falsità Gratteri non lo spiega, a lui risponde indirettamente il ministro della Difesa Guido Crosetto, con una verità che andrebbe ripetuta su tutti i tribunali tv: "La riforma garantisce che chi manda un innocente in galera ci penserà bene prima perché potrebbe essere chiamato a risponderne", ha sottolineato al programma Le 14 di sera su Raidue. E non c'è bisogno di evocare Enzo Tortora condannato da innocente mentre i suoi carnefici facevano carriera. L'altro giorno il Csm ha perdonato un magistrato che ha tenuto in galera una persona per 34 giorni di troppo per "tenuità del fatto", chi è stato condannato per aver nascosto prove a favore della difesa continua bellamente a lavorare in Procura, al contrario lo stesso pm Mario Venditti è accusato di aver "scagionato" Andrea Sempio - il cui Dna è comparso sulla scena del delitto di Chiara Poggi - in cambio di soldi o altra utilità e speriamo che sia in grado di dimostrare che non è vero. Lo sa bene l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, un altro che ne ha visti di innocenti schiaffati in galera togliersi la vita e che oggi è per il "Sì", tanto da voler fare "un confronto tv con Gratteri sul referendum". Ma è proprio questo il tema: il pm ha il diritto di sbagliare in buona fede, il giudice ha il dovere di far valere il ragionevole dubbio in sede di sentenza, che sia il primo grado o la Cassazione, senza il timore che una sentenza contraria alla vox populi inneschi conseguenze nefaste sulla propria carriera.

Ne sa qualcosa Cuno Tarfusser, magistrato integerrimo, lontato dai riflettori e dalle correnti, che questo giornale ha "esaltato" (per dirla alla Gratteri) quando ha avuto il coraggio di chiedere di riaprire il processo sulla Strage di Erba, che fa acqua da tutte le parti come Garlasco e chissà quanti altri, e che in cambio è stato censurato perché non ha chiesto il permesso al suo capo, alla faccia del potere diffuso e del diritto al giusto processo e alla revisione. Ecco cosa fa davvero paura ai signor "No".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica