A.A.A. Vendesi tratto di Mura serviane

Le antiche vestigia fanno parte delle pertinenze dell’immobile in largo Montemartini appena ceduto

«A.A.A. Vendonsi antiche vestigia romane annesse a palazzo d’epoca». No, non si tratta di un annuncio pubblicato su qualche periodico specializzato in compravendite immobiliari. Né tragga in inganno il tono scherzoso dell’annuncio stesso perché, più o meno, è quanto accaduto davvero con l’alienazione di una parte del patrimonio di proprietà di Atac Spa, l’azienda capitolina dei trasporti pubblici.
Le «antiche vestigia romane» sono in realtà una parte delle Mura Serviane nell’area della stazione Termini, in largo Montemartini: roba che risale addirittura al VI secolo avanti Cristo, cioè a 2500 anni fa. Un tratto di quella che fu la prima cintura difensiva dell’Urbe, ai tempi dei Re, si trova esattamente accanto al palazzo in cui avevano sede la direzione centrale e numerosi uffici dell’Atac, con ingressi sia in via Volturno, sia in largo Montemartini.
Quando l’Atac ha venduto il suo «gioiello di famiglia» a un gruppo immobiliare privato, gli ha trasferito - a causa di un errore materiale - anche le cosiddette pertinenze del palazzo, complessivamente un’area di poco più di mille metri quadrati che comprendono sia le Mura Serviane, sia i parcheggi. L’errore è venuto a galla nel momento del rogito davanti al notaio il quale si è reso conto che l’Atac non poteva vendere a un privato un’area che non era di sua proprietà.
La questione è stata risolta con una delibera adottata dal commissario straordinario Mario Morcone il 9 aprile scorso. Con questo documento si è deciso di «autorizzare la regolarizzazione patrimoniale dell’area di circa mq 1.030 complessivi, di cui mq 354 circa adibiti a giardino su cui si trovano i reperti archeologici «Mura Serviane», mq 594 adibiti a parcheggio a uso esclusivo e mq 82 adibiti ad accesso pedonale all’edificio principale (...) a favore dell’Atac Patrimonio Srl (...) al prezzo di euro 1.054.560,00, di cui euro 175.760,00 per Iva». In parole povere l’Atac ha dovuto acquistare formalmente l’area che comprende i parcheggi e le Mura Serviane dal Comune (della quale, comunque, aveva sempre detenuto il possesso), pagandola poco più di un milione di euro, per poi poterne trasmettere la proprietà assieme al palazzo di largo Montemartini, già venduto, a un gruppo immobiliare partenopeo che lo trasformerà, con ogni probabilità, in un albergo di lusso.
Della vendita del palazzo dell’Atac si parla da più di due anni: il primo allarme lo lanciò, nell’aprile del 2006 il consigliere regionale Fabio Desideri che presentò un’interrogazione per sapere quale senso avesse per l’Atac vendere un «gioiello di famiglia» a un privato per andare poi in affitto da un altro privato. Desideri, successivamente, continuò a seguire la vicenda invocando la massima trasparenza e chiedendo a più riprese le verifiche previste dalla normativa sulla vendita della storica sede dell’azienda di trasporto pubblico capitolina.
Ma, al di là dell’opportunità o meno dell’operazione, ossia della convenienza per i contribuenti e per gli utenti romani, la circostanza che desta qualche dubbio è proprio quella della vendita di una parte delle Mura Serviane a un privato. È possibile procedere a un’operazione del genere senza che intervenga, per esempio, la Sovrintendenza competente? Per carità, la deliberazione di Morcone è stata fatta con l’assistenza del segretario generale del Campidoglio Vincenzo Gagliani Caputo (che è una vera autorità in materia); quindi sicuramente è tutto in regola. Nel documento, però, vengono citati solo i pareri favorevoli del dirigente della IV Unità operativa del III Dipartimento Aceti e del viceragioniere generale Ialongo, entrambi relativi alla conformità della delibera all’articolo 49 del decreto legislativo 267 del 2000, cioè la norma che stabilisce i pareri obbligatori sulla regolarità contabile e amministrativa.


L’unica cosa certa è che quel tratto della Mura Serviane che dal 1927 erano state inglobate nell’area assegnata all’allora Atag e finora non certo valorizzate dall’Atac, diventerà il vero «fiore all’occhiello» dell’albergo che sarà realizzato dal gruppo immobiliare che ha acquistato il palazzo.

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