«Abbassare l’Irpef per rilanciare i consumi»

da Roma

«Bisogna aver il coraggio di dirlo chiaro: attingere al tesoretto per alimentare nuova spesa pubblica non è davvero una buona idea; noi continuiamo a dire che sarebbe il caso di usare le maggiori entrate per ridurre la pressione fiscale».
Mentre l’Eurogruppo dà un via libera ufficioso all’uso di una parte del tesoretto a fini sociali, Carlo Sangalli osserva con preoccupazione la tendenza a non tagliare la spesa pubblica, anzi a volerla incrementare attingendo all’extra gettito.
«Non è così - dice al Giornale il presidente della Confcommercio - che si passa dalla ripresa alla crescita duratura dell’economia italiana».
Eppure, nel dibattito interno e internazionale sull’extra gettito sono ormai poche le voci che si levano a favore di una restituzione, anche parziale, a chi il tesoretto l’ha creato: i contribuenti.
«Le proposte e le ipotesi sono tante a fronte di una coperta che, come sappiamo, è corta. Secondo noi, a questo punto, ci vogliono chiarezza e coraggio per dire che non è certamente una buona idea quella di alimentare nuova spesa pubblica attingendo al tesoretto. Gli inverventi sulla previdenza, come la flessibilizzazione dello scalone, o sugli ammortizzatori sociali andrebbero finanziati ristrutturando le attuali dimensioni della spesa sociale. Quanto alla raccomandazione europea di destinare la gran parte dell’extra gettito al miglioramento del deficit pubblico, mi chiedo: perché perseguire questo obiettivo ancora una volta con maggiori entrate, e non con il coraggio di aggredire la spesa pubblica? Perciò ribadiamo la nostra proposta di utilizzare le maggiori entrate per iniziare a ridurre la pressione fiscale, agendo sulle aliquote Irpef. Se ne gioverebbero, a questo punto, sia la domanda interna sia i consumi delle famiglie».
A quest’ultimo proposito, presidente Sangalli, come vanno in questi primi mesi del 2007 i consumi delle famiglie italiane?
«Gli ultimi dati fotografano una domanda delle famiglie ancora al palo, con un incremento limitato allo 0,7 per cento nei primi due mesi dell’anno. Molto poco rispetto allo stesso periodo del 2006, quando si era registrato un incremento del 2,7 per cento. La ripresa economica è trainata dalle esportazioni, mentre la domanda interna sta ancora soffrendo: dunque, bisogna vivacizzarla, rilanciando i consumi. All’Italia occorre da un lato moderazione salariale e rafforzamento della produttività; dall’altro, è necessaria la riduzione del deficit pubblico e del prelievo fiscale sui redditi da lavoro. Solo così la ripresa si trasforma in crescita strutturale dell’economia».
E ora un’occhiata ai rapporti col governo. Dopo il «grande freddo» registrato durante i mesi del negoziato sulla Finanziaria, la Confcommercio ha ristabilito i contatti. Con quale esito, finora?
«Diciamolo con una battuta: spero che il lupo, insieme al pelo, perda anche il vizio. Perché dico questo? Perché dopo una ripresa della concertazione allargata su competitività e mercato del lavoro, in certe occasioni sono tornati a concertare i soliti noti, come nel caso del «libro verde» della Commissione europea sul lavoro. Non vorrei che alla fine ci venisse riproposta la solita minestra riscaldata da sindacati confederali e Confindustria, perciò ho scritto al ministro del Lavoro, Cesare Damiano: “Coinvolgeteci”».
Nelle ultime settimane, la Confcommercio ha lanciato un’indagine presso le imprese sul tema della criminalità. Con quali obiettivi?
«Lo scopo dell’indagine è di ottenere un quadro il più completo possibile di un fenomeno che riguarda tutte le aree del Paese e colpisce gran parte delle imprese del terziario. Abbiamo spedito un questionario a 60mila imprenditori del commercio, dei servizi e del turismo.

Le loro risposte ci permetteranno di fotografare un problema che da sempre incide sulla corretta gestione dell’impresa. Da questo quadro verranno fuori proposte, suggerimenti alle istituzioni e alle forze dell’ordine, e - speriamo - strumenti per poter contrastare questo fenomeno, non sempre affrontato in maniera adeguata».

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