Incidevamo anche il tragico saggio di fine anno dei nostri pupi: immagini sfuocate, campo fisso e audio pessimo. Una tortura perfetta da propinare a parenti fintamente incantati di fronte al presunto talento del nostro erede. Care vecchie Vhs: la caccia è partita. Negozi specializzati offrono la conversione in dvd e su altri supporti. Poche decine di euro pur di salvare quell'orrido bootleg familiare dall'oblio del tempo. Più estinte dei panda sono le videocassette, oggetto simbolo dello scorrere del tempo che il nastro appunto non lo riavvolge. Nel 2013 spariranno completamente così come sono ormai sparite le altre figlie del nastro che si riavvolge. Ricordate? Il lato a è uno spasso, il b noiosissimo. E via di compilation anche fai da te. Si incideva anche dalla radio quando il mangianastri, altro oggetto d'antan, era provvisto di radio e lettore per cassette. L'audio ambiente disturbava, ma l'emozione era catturata per sempre magari anche con in coda la voce del dj che proseguiva il programma se il dito non arrivava in tempo a bloccare l'incisione.
Ecco il sapore di essere teenager venti, trent'anni fa. Oggi non si registra più, ma si «scarica» e già il verbo è meno poetico. Evadere sui diritti d'autore è grave uguale, ma forse l'azione è appunto più computerizzata. E così anche le vecchie cassette vanno in cantina o in soffitta, ancora funzionanti ma incapaci di essere «lette». Già, perché volente o nolente, l'annuncio è arrivato nelle scorse settimane: anche la Sony, multinazionale giapponese, smetterà di produrre nel 2013 i mangianastri. Se a qualcuno la news poteva semmai sembrare che la casa nipponica li stesse producendo ancora è solo perché il futuro ha invaso il presente, andando ad annacquare le linee del tempo e le frange del passato. I mangianastri sono spariti, e come l'arcolaio della bella addormentata, chi ne ha uno lo conserva come il santo Graal.
C'è chi parla di una nuova giovinezza dei vinili, invece, ma l'accanimento terapeutico sembra riservato a pochi adepti, così come il revival delle pellicole fotografiche nelle polaroid piazzate ad arte sui tavoli dei banchetti di nozze per foto immediate contro la noia dei ricevimenti. Camera oscura e pellicole sono soppiantate ormai da tempo da schede e digitale con ampia possibilità di ritocco. In poco più di 10 anni abbiamo imparato a vivere senza alcuni oggetti senza i quali la vita sembrava essere invivibile e in compenso ci siamo fatti sconvolgere l'esistenza da strumenti la cui vita sembrava impensabile. Oggi sorridiamo riguardando Star Trek e i dispositivi del capitano James Kirk che riusciva a comunicare con gli alieni grazie a dei non meglio identificati chip. Ma noi siamo come lui allora, su una «Enterprise» che oggi è andata ben oltre i vulcaniani e giunta finalmente la, nell'ultima frontiera del tech dove nessuno era mai giunto prima. Basta chiudere gli occhi e pensare alla nostra esistenza prima di cellulari, iPad, email e Facebook. Sintesi incompleta di un'evoluzione rapidissima di tecnologia cui il nostro pensiero stenta talora ad adeguarsi. Se si usciva si diceva a che ora saremmo stati di nuovo in casa per essere richiamati; fuori dall'ufficio era impossibile ricevere documenti o accedere alle informazioni. E gli amici di un tempo, come quello carino del liceo che poi si è perso di vista, restavano un'occasione mancata per sempre, piuttosto che una possibilità, pur solo virtuale, di rinverdire la gioventù attraverso un «mi piace!» o notturni, morbidi, dialoghi surreali «Ciao, ti ricordi di me?», «Certo, sei sempre in forma, scusa sto mettendo a dormire il mio sesto figlio», «Ah ok, ci sentiamo». Mai più. Meglio così. La vita reale è altra cosa e un tempo passava anche per mille incombenze da ricordare per le quali c'erano cataste di archivi cartacei: serve un idraulico? Basta sfogliare le pagine gialle. Quando fu scritto «Marzo 1821»: ecco l'enciclopedia. Oggi con internet ricordare e cercare non serve più. Possiamo permetterci il lusso (posto che sia così) di non sapere perché basta un doppio click per fare un figurone. Fingi di telefonare e invece controlli dati e trovi soluzioni. Per la tesi come per il frigo rotto. Elenchi telefonici e rubriche non vengono più consegnati se non su richiesta, tutto passa da internet e, con buona pace di genitori e nonni ancora poco avvezzi costretti a copiare su agende dalle copertine cartonate valanghe di numeri nel dubbio di non ritrovarli più. «Eddai, mamma quando ti serve basta un clic». Già. Treccani, Garzantine e tomi della nonna son tutti da pensionare in confronto a wikipedia e dintorni: provate ad aiutare un adolescente per una ricerca. Portategli fotocopie, ritagli, appunti ed estratti delle nostre care vecchie enciclopedie. Ve le rimanderà al mittente anche con metodi bruschi, preferendo piuttosto stralci di conoscenza web «Che almeno sono moderni. Io ho bisogno la roba di oggi». Già, peccato che l'oggi sia la somma dei tanti ieri. E questo almeno il futuro lo sa bene. L'email sta per sostituire il fax: una data ancora non c'è ma le campane a morto per la trasmissione via telex è suonata da tempo, così come per le connessioni dial up e per i tanti fili che ci regalano polvere e disordine in casa. Oggi la vita e wi-fi.
E anche per l'intramontabile piacere della lettura, il profumo della carta sembra lasciare il posto a kindle, kobo, e-book reader variamente siglati. Più che l'occhio vigile, conta il dito lindo da passare sullo schermo. Scriveva Orazio poesie che riteneva «Aere perennius». Più durature del bronzo. Lui ci credeva: quando lo scrisse? In un clic la risposta.
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