«Abbiate pazienza Ci vuole tempo ma tornerò Dottore»

nostro inviato

a Madonna di Campiglio

Qui, di solito, domina il rosso. Stavolta è tutto giallo. Nonostante la Ducati, nonostante la Ferrari e gli Alonso e i Massa. Qui è tutto giallo perché Valentino sta ancora sbadigliano per il risveglio all’alba, cioè le otto del mattino, cioè «non sono abituato ad alzarmi così presto», e il povero Nicky Hayden già spiega alla platea come diavolo cercherà di sopravvivere alla convivenza con l’ingombrantissimo compagno. A un mare di occhi che non gli credono dice cose del tipo «andrà bene, ci aiuteremo», tipo «sono contento». Qui è tutto giallo perché ad un tratto entra il Vale e il cappellino che porta in testa sembra una torcia accesa in una sala buia tanto illumina e si nota in mezzo al rosso: e non solo per il logo personale ormai celebre, quel goliardico «Wlf» che sta per un inno alle belle ragazze. Qui è tutto giallo solo e soprattutto perché le condizioni fisiche del nostro sanno di preoccupazione, di mani avanti e anche di strategia: come se preparasse il campo a un’impresa. Insomma, qui è un po’ giallo e un po’ thriller per davvero, altro che cappellini…
Appunto, come sta Valentino?
«Bah. Sinceramente a questo punto di gennaio speravo di stare un pochino meglio e invece sulla spalla ho ancora molto lavoro da fare. Però sto rispettando i tempi anche se arrivare in forma per i test del primo febbraio in Malesia sarà una bella sfida».
Se fra due settimane non sarà in forma, c’è il rischio di dare indicazioni fuorvianti alla squadra?
«Prima devo stare bene io, poi penserò alla moto. Questa è la cosa più importante: devo riuscire a stare e sentirmi bene, anche se so già che sarà difficile avere tutta la forza necessaria. La mia è una lotta contro il tempo: la spalla era messa peggio di quanto mi aspettassi».
Qualcuno teme che la sua voglia di avere una moto guidabile, più docile, possa snaturare l’essenza brutale della Ducati.
«No, il primo lavoro fatto sulla Desmosedici riguardava solo la posizione di guida. Certo, la Ducati è molto diversa da Yamaha e Honda, perché è sotto tutti gli aspetti un prototipo. Le altre sono moto di serie trasformate in Motogp, è concettualmente diversa. Va usata in un altro modo, diciamo che bisognerà trovarsi a metà strada: dovrò mantenerla molto veloce ma renderla più facile da guidare. E anch’io cambierò un po’ il mio stile».
Moto nuova, completamente diversa e i guai alla spalla. Valentino, ha messo in conto di poter perdere?
«Non saprei. Però darò tutto. Molto dipende da come starò il 20 marzo in Qatar, al via del primo Gp».
Parla di forma, ma quando crede che potrà dirsi veramente al 100%?
«Ci vogliono 5 o 6 mesi per esserlo. Noi piloti siamo famosi per recuperare velocemente dalle fratture, ma la rottura dei tendini della spalla è una cosa diversa. Diciamo che sarò al massimo per aprile, forse maggio».
Quale il fastidio maggiore?
«Non ho tutto il movimento per stare in carena lungo i rettilinei».
Solo Stoner ha sempre interpretato al meglio la Ducati. Che cosa ha lui che gli altri, forse anche lei, non hanno?
«Casey è molto forte, sa adattarsi, però era da tanti anni in Ducati».
Può dire che questa è la sfida più difficile della sua carriera?
«A livello di quando lasciai la Honda per la Yamaha, però all’epoca ero in forma io, fisicamente, mentre la moto doveva crescere. Ora è diverso: io sono fuori forma e la moto è già forte, devo solo farla crescere».
La sua è stata una carriera da invulnerabile. Come si sente ora dopo due brutti incidenti? È un segnale di invecchiamento? Ha mai pensato al ritiro?
«È vero che purtroppo non ho più vent’anni, ma la caduta facendo motocross e quella del Mugello potevano capitare a qualsiasi età. Certo, devo impegnarmi di più perché gli anni passano… quanto a ritirarmi, no, mai pensato: so di poter essere veloce e competitivo ancora per qualche stagione. E poi questo cambiamento mi ha dato nuove motivazioni».
Gli screzi passati con Alonso, la sfida incrociata auto-moto?
«Passati. Ci siamo conosciuti in Ferrari, mi piace, ho tifato per lui… Quanto alla sfida per ora non si farà…».
Sulla carta, più pericoloso Lorenzo o Stoner?
«Sono i favoriti. Jorge conosce bene la moto, Casey se riesce a diventare più costante… con la Honda da paura che si ritrova».
Serve incoscienza per guidare una moto brutale come la Ducati?
«No, mai essere incoscienti. Stoner è un pilota velocissimo, ma la passata stagione ha sbagliato quattro volte e mi è arrivato dietro in campionato nonostante io avessi saltato diversi Gp. Io lavorerò per avere una moto che non sia solo veloce e brutale ma anche costante nelle prestazioni».
Lei nel 2010 ha corso a mezzo servizio causa acciacchi. Per Lorenzo sarà stato un mondiale meno bello?
«A Jorge non credo interessasse il fatto che io fossi infortunato. Quando vinci il primo mondiale conta solo quello e poi se l’è meritato… Certo, è stato anche fortunato».


In caso di partenza sotto tono, ha pensato a quanto tempo le daranno i tifosi prima di iniziare a criticarla?
«Sì, ci ho pensato e… spero abbiano un po’ di pazienza».
Per cui in Qatar esclude sorprese tipo la vittoria alla prima con la Yamaha, a Welkom, nel 2004?
«Non escludo nulla, la situazione è solo un po’ più difficile… comunque ci proverò».

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