Economia

Abi, ora i pronostici sono per Faissola

Abete ormai escluso dalla partita. Sullo sfondo la candidatura Salvatori

Mario Attanasio

da Milano

È il primo vertice dei banchieri dopo le elezioni politiche. E a prescindere dall’ordine del giorno, il Comitato esecutivo dell’Abi, l’associazione che riunisce le banche italiane, sarà dedicato, domani, quasi esclusivamente ad alcuni temi precisi, strettamente collegati tra loro: la politica, la scelta del nuovo presidente di Piazza del Gesù e le linee guida per il futuro dell’Abi. Sullo sfondo, ovviamente, l’assetto del settore creditizio, con alcuni istituti in manovra, alla ricerca di quelle aggregazioni che la Banca d’Italia «suggerisce» con sempre maggiore insistenza.
Quanto alla presidenza dell’associazione degli istituti di credito, i giochi sono tutt’altro che fatti. Prima di stabilire chi prenderà il posto di Maurizio Sella, i top banker devono ancora trovare equilibri e accordi, anche alla luce dei risultati del voto del 9 aprile. Non solo.
I leader degli istituti sono soprattutto chiamati a decidere in quale direzione dovrà andare la loro associazione di categoria. Più di qualche banchiere, infatti, auspica «una svolta»: cioè un’Associazione bancaria vero «soggetto politico al pari di Confindustria» che si toglie definitivamente la «giacca» da «braccio operativo di Bankitalia» e che torna a «dare del tu» a governo e Istituzioni. Ma che resta fuori dalle logiche dei partiti. E, allo stesso tempo, un’Abi più orientata al mercato, interlocutore «forte» delle autorità di vigilanza anche a livello europeo, come peraltro ha puntualizzato Roberto Mazzotta, presidente della Banca popolare di Milano e candidato a diventare il primo inquilino di Palazzo Altieri.
Mazzotta, però, non sembra il favorito. Gli esiti delle urne elettorali potrebbero, infatti, accreditare Corrado Faissola, numero uno della Banca Lombarda che dalla sua avrebbe il «pesante» appoggio del presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, particolarmente vicino alla nuova maggioranza parlamentare e in particolare a Romano Prodi.
Ufficialmente le conclusioni delle consultazioni condotte dai cinque saggi per la scelta del successore di Maurizio Sella sono attese per l’esecutivo di maggio. Ma qualche indizio potrebbe arrivare già domani e confermare, tra altro, che, salvo sorprese, il presidente della Banca nazionale del Lavoro, Luigi Abete, sarebbe praticamente escluso dalla partita.
Non ancora da scartare, invece, la candidatura di Carlo Salvatori, vicepresidente di Unicredit, finora guardingo e avvolto da un prudente silenzio.
Per ora solo rumors, quindi. Gli osservatori, intanto, si chiedono che cosa metterà in agenda il nuovo numero uno dell’Abi. Stella polare del mandato sarà di sicuro la strenua difesa della reputazione e dell’immagine del settore, messo quotidianamente sotto accusa dalle associazioni dei consumatori così come dalle autorità, italiane ed europee. Oltre che dalle lamentele che non di rado piovono dal mondo imprenditoriale. Ci sono poi da portare avanti alcune questioni scottanti: su tutti il dossier sulla concorrenza delle Poste e il doppio ricorso in Italia e alla Commissione europea. Senza dimenticare l’indagine sui prezzi dei servizi bancari che l’agguerrito presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, ha avviato con la voglia di rifilare qualche sanzione alle banche.
Questi, insomma, alcuni, possibili scenari per la nuova Abi, fino a oggi chiamata ad accompagnare il sistema bancario nella lunga fase di trasformazione e privatizzazione innescata dalle leggi Amato e Ciampi degli anni Novanta.

Giù il sipario, ora si volta pagina.

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