Si intravede una sottile breccia nel muro che separa lAbi e i sindacati nella guerra per il Fondo esuberi scoppiata dopo che Palazzo Altieri ha disdetto il meccanismo che garantiva la volontarietà dellaccesso allammortizzatore che ha finora garantito la pace sociale del settore. Sebbene resti elevato il rischio che da luglio lindustria diventi ostaggio di una catena di scioperi, le parti starebbero lavorando su una mediazione che prevede due binari di accesso al fondo, uno obbligatorio e laltro volontario, così da tutelare maggiormente anche i gruppi minori. Francesco Micheli, che guida le trattative per lAbi, non scende nei dettagli ma premette di non ritenere accettabile che «si consolidi il convincimento, giuridicamente e sostanzialmente sbagliato, che leventuale accesso al fondo esuberi si verifichi solo su base volontaria e non invece, come previsto, con lapplicazione delle leggi vigenti». Risolvere lo stallo sul Fondo aiuterebbe a superare lingorgo istituzionale provocato dallimminente trattativa per il contratto nazionale. Tanto che Micheli, che incontriamo al secondo piano del quartier generale di Intesa Sanpaolo, dove lavora come consulente dellad Corrado Passera, chiarisce: «Occorre forse che si individuino più opzioni così da consentire ai singoli gruppi di scegliere la strada più opportuna in relazione alla specificità dei rispettivi progetti di riorganizzazione e alle risorse disponibili. Non posso credere che su questo punto non vi sia la possibilità di condividere una soluzione».
Dottor Micheli, e il nodo dei costi?
«Il Fondo è stato costituito nel 2000 per garantire un assegno netto al lavoratore. Il decreto Bersani, che ha eliminato il contesto di tassazione agevolata in cui era stato pensato, insieme ad altri provvedimenti nel frattempo intervenuti hanno determinato una forte crescita degli oneri a carico delle banche (circa il 15%). Nella proposta di riforma del Fondo presentata da Abi era stato immaginato di ricorrere alla indennità di disoccupazione, come si verifica in tutti i settori. I sindacati però si sono opposti, rilanciando la disponibilità a farsi carico di una riduzione dellassegno fino al 10 per cento. Ammetto che su questo punto le parti sociali hanno compiuto uno sforzo apprezzabile».
Abi è pronta a correre il rischio di un incendio sociale?
«Su questa materia è evidente che non si debba determinare alcuno scontro visto linteresse reciproco perché la riforma si compia. Crediamo che il modello concertativo che fin qui ha caratterizzato le relazioni industriali nel nostro settore sia in questo caso ancor più da perseguire . Non dobbiamo dimenticare che il punto di partenza è la redditività delle banche che è tornata ai livelli degli anni 1998-99, con il Roe prossimo al 3 per cento».
Gli aumenti di capitale con cui le banche stanno preparandosi a Basilea III finirà però per comprimere il Roe ulteriormente.
«Resto convinto della validità di questo indicatore. Ciò non toglie che dobbiamo concentrarci sul miglioramento della produttività, quale passo necessario perché la redditività torni a livelli più coerenti con il capitale investito. In tal modo, crescita permettendo, si potranno sviluppare politiche per loccupazione».
Secondo i sindacati lAbi vuole in realtà ottenere un cappello politico che permetta alle banche di procedere liberamente ai tagli di personale, altrimenti difficoltosi dal punto di vista reputazionale?
«Lobiettivo è dotare le aziende di strumenti in grado di fronteggiare adeguatamente i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione, che è proprio lopposto del voler un cappello politico per coprire tagli indiscriminati. In realtà, la proposta di riforma del Fondo che, ripeto, va valorizzato ulteriormente a vantaggio di tutto il sistema, si pone lobiettivo di adeguare le norme rispetto ad un contesto modificato, riconducendo gli oneri a quelli originariamente previsti».
Altri ritengono che il suo doppio incarico, in Abi e in Intesa, comporti uno strapotere di Ca de Sass in sede di trattativa.
«Io opero sulla base di mandati precisi, condivisi e costantemente confermati dalle banche associate. In ogni caso, rivolgevano le stesse critiche al mio predecessore».
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