Vestiti, banconote e superfici: cosa usare per eliminare virus

Il virus può essere eliminato dalle superfici degli oggetti mediante una accurata disinfenzione: per i tessili e l'abbigliamento è consigliata la vaporizzazione

Vestiti, banconote e superfici: cosa usare per eliminare virus

Quanto resiste il virus sulle superfici in legno? Come si possono disinfettare tessili e capi d'abbigliamento? Sono queste alcune delle domande che molte persone si pongono nella loro quotidianità e alle quali tenteremo di dare risposta partendo dalle indicazioni fornite dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Come si trasmette e quanto resiste il SARS-CoV-2 sulle superfici

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la trasmissione del virus SARS-CoV-2 avviene mediante droplets, ovvero, goccioline di diametro ≥ 5 μm, e costituite perlopiù da acqua, che vengono emesse dal nostro organismo durante la respirazione, con un colpo di tosse o uno starnuto. I droplets viaggiano nell’aria per brevi distanze - generalmente inferiori a un metro - e possono raggiungere soggetti suscettibili nelle immediate vicinanze, ma anche depositarsi su oggetti o superfici che, pertanto, diventano fonte di diffusione del virus. Gli oggetti, così contaminati, possono costituire veicolo di "trasmissione per contatto indiretto", contingenza che si verifica quando portiamo le mani alla bocca, al naso o agli occhi dopo aver toccato una superficie inquinata dal patogeno. Dato per certo che il lavaggio delle mani costituisce la prima regola per una corretta prevenzione, la pulizia e disinfezione degli ambienti sono fondamentali per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19.

Studi pregressi sui coronavirus (SARS e MERS) suggeriscono che il tempo di sopravvivenza di questi patogeni sulle superfici, in condizioni sperimentali, oscilli da poche ore fino ad alcuni giorni in dipendenza del materiale interessato, della concentrazione, della temperatura e dell’umidità. Quanto al SARS-CoV-2, invece, ricerche precipue hanno dimostrato che il virus resiste fino a 72 ore su plastiche e acciaio inossidabile mentre ha una minore capacità di persistenza su rame e cartone (dalle 4 alle 24 ore). Inoltre, la sua stabilità risulta altamente variabile e sensibile al calore. In uno studio recente, è stato osservato che, infatti, ad una temperatura di 4°C il Covid-19 trova il suo habitat naturale, a 56° C perde virulenza e a 70°C non sono più rilevabili tracce dell'Rna virale. Nello stesso approfondimento, è stata valutata anche che la stabilità del patogeno sulle diverse superfici. Dalla rilevazione è emerso che il SARS-Cov-2 è più stabile sulle superfici lisce, in particolare, su acciaio inox e plastica con una periodo di permanenza di circa 4 giorni (7 sullo strato esterno dei presidi chirurgici). Nel dettaglio, i tempi sono:

  • carta da stampa e carta velina 30 minuti/3 ore
  • tessuto 1/2 giorni
  • legno 1/2 giorni
  • banconote 2/4 giorni
  • vetro 2/4 giorni
  • plastica 4/7 giorni
  • acciaio inox 4/7 giorni


Coronavirus, come pulire e disinfettare le superfici

Appurato che il virus resiste sulle superfici, è buona norma sanificare frequentemente (pulizia e/o disinfezione) quelle ad alta frequenza di contatto (maniglie, superfici dei servizi igienici, superfici di lavoro, cellulare, tablet, PC, occhiali ed altri oggetti di uso comune). Ma quali sono i prodotti virucida più efficaci? Acqua e sapone o detergenti neutri, in linea generale, sono già sufficienti a garantire una buona detersione scongiurando il pericolo di una contaminazione. Tuttavia, sul mercato sono disponibili diversi disinfettanti che garantiscono l’azione virucida. Organismi nazionali ed internazionali, e i dati derivanti dai PMC (Presidi Medici Chirurgici), suggeriscono prodotti diversi a seconda della matrice da pulire. Vediamo, nel dettaglio, quali sono:

  • Superfici in pietra, metalliche e vetro: detergente neutro e disinfettante virucida - sodio ipoclorito 0,1 % o etanolo (alcol etilico) al 70% o altra concentrazione, purché sia specificato virucida
  • Superfici in legno: detergente neutro e disinfettante virucida (contro i virus) a base di etanolo (70%) o ammoni quaternari (es. cloruro di benzalconio; DDAC)
  • Servizi igienici: pulizia con detergente e disinfezione con disinfettante a base di sodio ipocloritoalmeno allo 0.1% sodio ipoclorito
  • Tessili (es. cotone, lino) Lavaggio con acqua calda (70°C-90°C) e normale detersivo per bucato; in alternativa, lavaggio a bassa temperatura con candeggina o altri prodotti disinfettanti per il bucato

Non si esclude che prodotti altri prodotti presenti sul mercato, e con concentrazioni di etanolo più basse, siano ugualmente utili alla disinfezione.Sono inoltre disponibili ed efficaci prodotti disinfettanti per superfici, sempre autorizzati dal Ministero della Salute, a base di altri principi attivi, quali: miscele di sali di ammonio quaternario (es. cloruro di didecil dimetil ammonio,
cloruro di alchil dimetilbenzilammonio) o perossido d’idrogeno, che dichiarano in etichetta attività virucida/antivirale.

Come eliminare il coronavirus da tessili e abbigliamento

Così come le altre superfici, anche tessili e abbigliamento necessitano di essere disinfettati. Nella circolare del Ministero della Salute n. 5443 del 22/02/2020, viene fatto riferimento alla disinfezione di biancheria da letto, asciugamani e vestiti sporchi all’interno degli hotel in conformità alle indicazioni del WHO. Ma se qualcuno avesse intenzione di sanificare i capi d'abbigliamento o i tessuti dei divani, ad esempio, a casa propria, cosa dovrebbe fare? Esistono due tipologie di disinfezione: la prima è chimica; la seconda prevede trattamenti di tipo "fisico".

Il trattamento con disinfettanti chimici dei materiali tessili non è consigliato, se non nel caso di tessuti che possono essere lavati in lavatrice ad almeno 60 °C con prodotti detergenti e disinfettanti. In linea generale, si consiglia di valutare sempre se il prodotto prescelto è idoneo alla disinfenzione del capo che si intende trattare. Tre sono le sostanze di largo consumo, ad oggi presenti sul mercato:

  • Alcoli. Così come si apprende dal Rapporto ISS, siaa l’etanolo che il propanolo "possono interagire con le fibre naturali provocando fenomeni di rigonfiamento, ma anche il loro utilizzo su fibre sintetiche, normalmente più resistenti all’alcool, potrebbe causare danni irreversibili ai capi colorati dando origine a fenomeni di scolorimento o scioglimento. Inoltre, l’impiego di prodotti a base di alcool,soprattutto se utilizzati in forma nebulizzata, rappresenta un fattore di rischio aggiuntivo legato all’infiammabilità". Dunque, sarebbe meglio evitarli.
  • Ipoclorito di sodio e acqua ossigenata. Sono sconsigliati poiché potrebbero danneggiare i capi colorati causandone il rilascio di colore e la formazione di macchie.
  • Ozono: pur essendo capace di agire in tempi rapidi sui virus, e pur disponendo sul mercato di appositi armadi, box o altri contenitori per poter eseguire il trattamento, il suo impiego andrebbe valutato con attenzione poiché il suo potereossidante potrebbe alterare i colori dei tessuti.

Tra i trattamenti di tipo fisico, il primo in cima alla lista, è il calore (vapore secco) per 30 minuti, utilizzato anche secondo le prescrizioni del Koch Institute per la sanificazione delle mascherine chirurgiche. Il vapore secco non rappresenta un problema poiché viene già utilizzato nelle operazioni di finissaggio dei tessut.

Il tempo necessario affinché il calore risulti realmente efficace fa riferimento alle peculiarità dei tessuti (presenza di pieghe, cuciture, risvolti, etcetera). In linea di massima, bastano 30 minuti ma, in alcuni casi, occorre maggior tempo di vaporizzo.

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