Abn Amro dice sì e sale in Capitalia

Gli olandesi acquistano la quota del «pacchetto Pirelli» e passano all’8,1%

da Milano

Abn Amro è pronta a crescere in Capitalia attraverso la sottoscrizione pro-quota del pacchetto di azioni di via Minghetti, pari all’1,92%, che Pirelli ha deciso di dismettere e su cui i componenti il patto di sindacato che governa l’istituto capitolino con il 31,02% hanno diritto di prelazione.
Gli olandesi, che attualmente controllano il 7,67% della banca guidata da Cesare Geronzi, dovrebbero farsi carico di un ulteriore 0,5 per cento, se vogliono esercitare il diritto di prelazione di cui godono tutti gli aderenti al patto di sindacato di Capitalia in caso di uscita di uno dei soci. Amsterdam non sembra però intenzionata, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, ad andare oltre e ad accollarsi anche eventuali ulteriori quote del pacchetto che dovessero rimanere inoptate.
La decisione di Amsterdam sarà comunicata al presidente del patto, Vittorio Ripa di Meana, che nel frattempo sta proseguendo i contatti con gli altri azionisti forti per ripartire l’1,9% nelle mani della Bicocca. La posizione del «nocciolo duro» di via Minghetti sulla quota Pirelli sarà comunque ufficializzata entro lunedì prossimo, 9 ottobre.
La lettera con cui si informa della volontà espressa da Pirelli è stata recapitata ai soci venerdì scorso. Se la ripartizione della quota avverrà all’interno del Patto non ci sarà bisogno di una riunione degli azionisti stabili, cosa che invece potrebbe avvenire nel caso questi debbano esprimere il gradimento a un nuovo socio o a Generali se subentreranno al gruppo De Agostini dopo l’acquisto della Toro, azionista di Capitalia con circa l’1%. In ogni caso, riferiscono sempre fonti finanziarie, una riunione del Patto è prevista a novembre, probabilmente il giorno 10, in vista dell’assemblea che a dicembre dovrà rinnovare il consiglio della banca romana.
Tra i soci che quasi sicuramente non faranno valere la prelazione c’è Toro che a giorni finirà a tutti gli effetti nell’orbita delle Generali. L’assicurazione torinese controlla l’1% di Capitalia, una quota che andrebbe a sommarsi all’1,4% detenuto dal Leone di Trieste, a sua volta partecipato da via Minghetti con circa il 3%.

Ciò farebbe superare alle Generali la soglia del 2% e scattare la norma sulle partecipazioni incrociate con il conseguente congelamento dei diritti di voto che eccedono il tetto. Per questo appare improbabile che Toro possa in qualche modo avere interesse alla propria fetta del «pacchetto Pirelli».

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