Aborti, Liguria al primo posto di una drammatica classifica

Nubili e sempre più giovani le donne che interrompono la gravidanza. Nomine Asl, braccio di ferro Ds-Margherita

Aborti, Liguria al primo posto di una drammatica classifica

Paola Setti

Dice che non si tratta di modificare una legge, la 194, che «sarà imperfetta ma va difesa». Poi, Franco Orsi gela la Sala Verde di via Fieschi nel bel mezzo della discussione sulla Sanità: «La Liguria è la regione con il più alto tasso di interruzioni di gravidanza. Abortiscono dodici donne su mille, contro le 10 dell’Italia settentrionale e le 9 della media nazionale». I dati dell’ufficio statistica regionale parlano in modo fin troppo crudo. E non è che li si possa strumentalizzare. «Vi invito semplicemente a leggerli, e a tornare in aula con una serie di azioni».
Bisogna ripensare il ruolo dell’assistenza, dice il consigliere di Forza Italia, perché «è evidente che la rete dei consultori non funziona». Diano lorsignori la colpa a chi credono, il punto non è politico ma sanitario: «Prima che lo diciate voi lo dico io: siamo di fronte a una dinamica cresciuta con il governo di centrodestra. Il nostro merito è stato di inserire a statistica questi dati. Voi ereditate una situazione di manchevolezze gravi». L’«andamento del fenomeno» dice che le interruzioni di gravidanza, la brusca terminologia statistica le abbrevia in «Ivg», sono in aumento dal 1999 al 2004: da 3860 a 4003. La percentuale è in crescita soprattutto dal 2001, con un picco del più 2,8 dal 2003 al 2004. Non consola il meno 51 per cento rispetto agli 8442 aborti del 1979. «Anche perché, al di là del rischio che l’interruzione di gravidanza sia ancora troppo radicalizzata come sistema di contraccezione, la percentuale risulta altissima rispetto al crollo delle nascite». A scegliere la difficile via dell’aborto in Liguria sono soprattutto le donne nubili, con la scuola media inferiore, fra i 30 e i 34 anni se italiane, fra i 25 e i 29 se straniere, ma sono in aumento le giovani: fra le minori di 19 anni, dopo l’incremento del 51.1 nel 2002, si registra un più 39.9 nel 2004. Fra le straniere, ricorrono all’aborto soprattutto albanesi, rumene, ecuadoriane e peruviane. In totale il «tasso di abortività» dice che la Liguria è a quota 11.8 per cento nel 2003, contro il 10 del Nord Italia e il 9.7 nazionale. Con 2168 casi a Genova, 512 a Savona, 528 a Imperia, 282 alla Spezia e 513 nel Tigullio.
In attesa dei provvedimento sollecitati da Orsi, ieri in aula centrodestra e centrosinistra non hanno perso l’occasione di beccarsi in tema di Sanità. Ma a tenere davvero banco è stata la questione direttori generali, tutta interna alla maggioranza. Dopo il punto segnato l’altro giorno dai Ds, con il presidente Claudio Burlando a bacchettare il capogruppo della Margherita Claudio Gustavino: «Le nomine le fa la giunta e non sono politiche», ieri è stata la Margherita a passare in vantaggio. Se sia il punto definitivo lo diranno l’incontro fra i due partiti azionisti di maggioranza in questi giorni e la giunta di lunedì prossimo, cui spetta nominare gli otto direttori generali delle cinque Asl e degli ospedali San Martino, Santa Corona e Villa Scassi. La Margherita chiede la sostituzione di tutti, «perché chi ha creduto nella competitività instaurata dalla giunta precedente non potrà adesso credere a pieno nel nostro progetto, che invece prevede collaborazione». Ma i Ds, con Burlando e con l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo, nei giorni scorsi avevano chiarito di voler «valutare le competenze caso per caso». Solo che la Margherita ne ha fatto una questione politica: se non ci sarà il rinnovamento dei vertici, gli uomini di Rutelli si riservano di valutare il piano sanitario e il suo livello di attuazione da parte dei direttori generali di volta in volta in aula. Così. Ieri in aula Gustavino è stato durissimo nel chiedere «un atto di coraggio e coerenza»: «Non si tratta di premiare tenenti e colonnelli, ma di essere coerenti con un progetto. La scelta non è politica ma tecnica dite? Vero: ma poi è la politica che verrà giudicata sul lavoro dei tecnici, quindi la politica deve dire la sua. E poi è difficile immaginare con quali criteri valuterete le competenze di ognuno: l’attaccamento al progetto di Biasotti? O la disaffezione?». I Ds hanno fatto un passo indietro. Montaldo ha risposto che, e sia, quella sui direttori generali «sarà una scelta coerente con il nostro disegno di riqualificazione» e «terrà conto della spinta del consiglio regionale».

Burlando ha sottolineato che serve «sangue fresco nel sistema», pur ribadendo che ogni valutazione spetta alla giunta, non al consiglio. «Mi sembrano chiari segnali di apertura - gongolava alla fine Gustavino -. Su 230 professionisti che si sono offerti da tutta Italia ne troveremo otto in gamba, o no?».

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