Harry e Meghan cambiano volto alla Archewell, la fondazione nata cinque anni fa dopo la Megxit. Un mutamento solo apparentemente superficiale, dietro al quale vi sarebbero motivi di natura economica, ma anche la volontà di attuare un rebranding dell’associazione. La Archewell, infatti, starebbe attraversando da tempo una fase critica. L’impressione, però, è che questa trasformazione faccia parte dell’eterna ricerca di un’identità dei duchi fuori dall’influenza della Corona e, contemporaneamente sia un tentativo di emulazione della monarchia, di ricreare a Montecito il riflesso della corte britannica.
Un nuovo nome
Non è possibile essere “royal a metà”. La regina Elisabetta lo disse senza mezzi termini a Harry e Meghan, quando la coppia espresse l’intenzione di trovare un compromesso tra gli impegni di corte e la vita privata, mettendo in pratica una sorta di servizio part-time alla Corona. Dopo il diniego di Elisabetta, i Sussex avrebbero preso la decisione di lasciare definitivamente i loro ruoli ufficiali. Nel 2020, dopo la Megxit, nacque la Archewell Foundation, l’ente benefico dei duchi del tutto indipendente dalla monarchia. Dopo cinque anni, riporta il Mirror, la charity starebbe per cambiare nome in Archewell Philanthropies.
“Farsi avanti e fare del bene”
La scelta di Harry e Meghan potrebbe sembrare puramente estetica, una questione di immagine che non avrà ripercussioni sull’essenza della fondazione. In realtà, come spiega una portavoce dei duchi, il cambiamento avrebbe radici più profonde e uno scopo che va ben oltre la forma: "Questo prossimo capitolo permette al principe Harry e a Meghan, il duca e la duchessa di Sussex, di ampliare i loro sforzi filantropici a livello globale come famiglia, con una portata significativa e il massimo impatto basati sugli stessi valori, sulle stesse partnership e sul loro impegno a farsi avanti e a fare del bene”. Nel 2025 la charity si è occupata delle sorti dei bambini a Gaza e in Ucraina, ma anche di sostenere lo “sviluppo responsabile”, come sottolinea il Mirror, dell’intelligenza artificiale.
Perché questo cambiamento?
I Sussex hanno lasciato inalterato il nome “Archewell”, che deriva dal greco “archè”, ovvero “origine”, principio”, ma anche, spiega il Mirror, “fonte d’azione” e la parola inglese “well”, che significa “bene”, ma anche "pozzo". In quest’ultimo senso è emblema, puntualizza ancora il quotidiano britannico, di “una sorgente abbondante, una fornitura, un luogo in cui scavare in profondità”. Ciò che cambia è la seconda parte del nome, cioè Foundation, che diventa Philanthropies. Secondo il corrispondente di Gb News Cameron Walker i duchi avrebbero attuato questa mossa per “avere più flessibilità nel destinare risorse dove serve…Il duca e la duchessa di Sussex vogliono concentrare più tempo e denaro sull’impatto, piuttosto che sui costi della gestione operativa della charity”. Avrebbero intenzione di devolvere il più possibile alle cause a cui tengono. Walker prosegue: “Questo cambiamento era necessario per una transizione della charity da fondazione a sponsor fiscale”. In questo modo la Archewell potrebbe sponsorizzare progetti umanitari deducendo i costi e ottenendo pubblicità dall’iniziativa sponsorizzata. “Il principe Harry e Meghan si sono resi conto che non potevano aumentare il loro impatto tanto velocemente quanto avrebbero voluto a causa di barriere amministrative”.
“Un’evoluzione intelligente”
“Dal punto di vista del brand”, commenta al Mirror Mayah Riaz, l’addetta alle pubbliche relazioni dei divi, “questa è un’evoluzione intelligente e direi abbastanza consapevole, piuttosto che una reinvenzione. Passare da 'fondazione' a 'filantropia' segnala ampiezza, maturità e longevità. In termini di brand è un modo per rafforzare il nome mentre il lavoro [dei duchi] si espande oltre i progetti individuali”. Secondo la Riaz questa trasformazione proietterebbe la Archewell in una dimensione “più globale, più istituzionale e meno personale”. Così la reputazione dell’ente si staccherebbe parzialmente da Harry e Meghan come personaggi pubblici, acquisendo “influenza, risultati e credibilità” maggiori e in maniera relativamente indipendente “anche senza che i loro nomi siano in primo piano”. Mayah Riaz è convinta che cambiando nome all’associazione i Sussex starebbero “controllando la narrazione…delineando il prossimo capitolo” delle loro vite “alle loro condizioni”. Una scelta “meno legata al retaggio derivato dai titoli e più focalizzata nella costruzione di un brand che abbia un impatto sociale e globale e che rifletta chi sono loro come famiglia…”.
Due collaboratori
Forse, però, “non è tutto oro quel che luccica”, come si dice. Ci sarebbe anche il rovescio della medaglia. Una fonte di Page Six sostiene che la situazione della Archewell non sarebbe tanto rosea: “Harry e Meghan sono stati costretti a ridurre lo staff, perché stava costando molto”. Attualmente ci sarebbero solo due collaboratori a gestire la charity. Il cambiamento di nome potrebbe essere una strategia finanziaria per cercare di recuperare fondi e rimanere a galla. Sembra che negli ultime mesi la coppia abbia discusso seriamente sul futuro dell’associazione. La fonte prosegue: “La grande domanda era: la Archewell chiuderà o un’altra charity ne prenderà il controllo? Harry e Meghan stavano cercando uno sponsor, qualcuno che si facesse carico delle spese e mantenesse i costi bassi. In realtà è tutto fumo negli occhi”.
Tagli al personale
“Al momento il team rimane al suo posto”, cerca di chiarire un portavoce dei duchi, citato da Page Six. “Ciò implica che alcuni licenziamenti saranno inevitabili, in particolare per quanto riguarda i ruoli amministrativi junior”. Secondo il sito i Sussex avrebbero licenziato sei dipendenti per tentare di rientrare nei costi, che nell’ultimo anno sarebbero stati di 5,1 milioni di dollari. Ci sarebbe stato un aumento del 54% annuo delle spese. In più le donazioni sarebbero passate dai 5,3 milioni di dollari nel 2023 ai 2,1 milioni di dollari nel 2024.
“Il momento decisivo”
I problemi non sarebbero finiti. I progetti di Meghan Markle, dal brand “As Ever” al programma Netflix “With Love, Meghan” non avrebbero ottenuto i risultati sperati. La grande attenzione mediatica da cui sono stati circondati non si sarebbe concretizzata in un numero di vendite equivalente. “Per Meghan questo Natale è il momento decisivo”, sentenzia l’esperto reale Tom Bower al Mirror, “perché ci sono due problemi, di soldi e di profilo. Il suo programma di lifestyle non sta decollando. [Meghan] ha messo in piedi un grande show per dimostrare di essere impeccabile e fingere che tutto vada bene, ma la realtà è che non è un grande successo, per usare un eufemismo”. Infine l’affondo su “As Ever”: “Dipende [tutto] da quanto Meghan potrà vendere a Natale e se non vende ha un grosso problema. Le persone sono disposte a pagare 32 dollari per un barattolo di miele della duchessa di Sussex?...”.
Cosa farà Harry?
Il presente del principe Harry non sembra più lineare. Secondo Tom Bower il duca rappresenterebbe “l’asset in declino” dei Sussex. Lo scorso marzo ha abbandonato la charity Sentebale, ma a quanto pare nessuno sentirebbe la sua mancanza e l’ente starebbe funzionando lo stesso senza di lui. I prossimi Invictus Games si disputeranno nel 2027 quindi, si chiede l’esperto reale, “cosa farà [Harry] per un anno?”. Stando alla storica reale Marlene Koening, menzionata dal Mirror, il duca starebbe ancora cercando il suo posto nel mondo: “…Non ha avuto pieno successo, specialmente per quel che concerne il fatto di guadagnare soldi per la famiglia. Sembra che la responsabilità sia ricaduta su Meghan…Ciò che [Harry] non ha ancora trovato è il successo fuori casa” e fuori dal Palazzo reale.
“Mettono i loro nomi”
Non è finita. A metà dicembre 2025, riporta Deadline, i duchi di Sussex hanno annunciato di voler produrre una trasposizione del libro “The Wedding Date” (2018) di Jasmine Guillory. La coppia è impegnata anche nella produzione dell’adattamento del libro “Meet Me At The Lake, di Carley Fortune, annunciato nell’agosto 2023, ricorda Page Six. Solo che non ci sarebbero ancora né il regista, né il cast. Entrambi i film saranno realizzati per Netflix (attraverso l’accordo tra la piattaforma e la Archwell Productions dei duchi). Inoltre i Sussex, annuncia ancora Deadline, sono i produttori esecutivi del documentario “Cookie Queens”, diretto da Alysa Nahmias, che verrà presentato al Sundance Film Festival 2026. Il progetto racconterà la storia e il dietro le quinte della vendita annuale di biscotti da parte delle ragazze Scout americane, ormai diventata una famosissima tradizione di raccolta fondi. In particolare l’opera si concentrerà sulle ambizioni e i sogni di quattro giovanissime tra i cinque e i dodici anni. La duchessa, che è stata una Girl Scout, ha voluto fortemente far parte di questo progetto. Secondo Page Six, però, Harry e Meghan non starebbero sviluppando queste tre idee insieme a un team di esperti, ma starebbero semplicemente “mettendo il loro nome”. Se così fosse, dove sarebbe la loro creatività? Quale sarebbe il loro messaggio?
Una corte a Montecito?
Stando al Daily Mail Harry e Meghan avrebbero ricostruito a Montecito una specie di piccola corte a immagine e somiglianza di quella britannica, da loro tanto vituperata negli ultimi cinque anni. Cambiare nome alla charity Archewell potrebbe far parte anche di questa presunta strategia. Sarebbe un modo per sottolineare meglio l’attività umanitaria dei duchi, che vorrebbero a tutti i costi essere riconosciuti come filantropi al pari di Carlo III, William e Kate. Solo che non funzionerebbe. Ricreare l’ordine gerarchico del Palazzo reale in California sarebbe solo una pallida, vuota rappresentazione, una finzione, qualcosa che non ha più senso perché privo dell’essenza e della contestualizzazione. Non servirebbe a nulla.
“Ipocrisia”
Una “corte americana”, diciamo così, sarebbe una scelta apparentemente illogica, già costata ai Sussex, come afferma il New York Post, una nuova accusa di “ipocrisia”. Con buona probabilità il nuovo nome della Archewell è soprattutto un ennesimo tentativo di riassestamento da parte della coppia, ancora incapaci di trovare la loro strada. Non è la prima volta che ciò accade: pensiamo, per esempio, al cambio di nome del brand della duchessa da “American Riviera Orchard” ad “As Ever”. Questi continui mutamenti, però, confondono, disorientano il pubblico e non aiutano Harry e Meghan a costruirsi una credibilità più solida.
Forse i due vorrebbero imitare i reali inglesi, ma Re Carlo e i principi di Galles non hanno bisogno di convincere nessuno, tantomeno di scrivere “filantropi” accanto ai loro nomi o a quelli delle loro associazioni per dimostrare a se stessi e agli altri chi sono e cosa fanno davvero.