Accelera il riassetto Fiat la Borsa scommette su Ifi

da Milano

Il mercato torna a scommettere su un’accorciamento della catena di controllo del gruppo Fiat, ma questa volta punta sui titoli Ifi privilegio. Ieri le azioni della holding hanno chiuso in Borsa in rialzo del 2,61%, a 15,52 euro, dopo aver guadagnato fino al 5% durante la seduta. La crescita in un mese è del 20%. Hanno invece perso terreno ieri le azioni Ifil (-2,3% le ordinarie e meno 0,37% le risparmio). Va ricordato che Ifi è controllata dalla «cassaforte» di famiglia, l’accomandita per azioni Giovanni Agnelli & C., il cui capitale è distribuito tra 90 discendenti del fondatore dell’impero, con John Elkann in prima fila con circa un terzo del capitale. A sua volta Ifi controlla la finanziaria Ifil, che possiede il 30,45% della Fiat e altre partecipazioni tra cui Intesa Sanpaolo, Banca Leonardo, Sequana, Sgs, Alpitour, Cushman & Wakefield e Juventus.
Del riassetto delle partecipazioni di controllo del gruppo Agnelli si parla almeno dal 2003, da quando Ifi è stata svuotata dalle partecipazioni industriali (eccetto Exor), cedute a Ifil, ed è diventata una semplice holding di controllo. Ma ora, secondo ambienti vicini all’operazione, è diventata questione di giorni. Con i vertici della finanza Fiat, da Gianluigi Gabetti, presidente della Giovanni Agnelli & C., a Carlo Sant’Albano, amministratore delegato Ifil, a John Elkann, che di Ifil è presidente, che sono al lavoro per portare a termine l’operazione entro fine mese.
Si tratta di una semplificazione che verrebbe incontro ai mercati, che mostrano di apprezzare sempre di più le strutture lineari, ma che va anche nella direzione di valorizzare il patrimonio della famiglia, eliminando il cosiddetto «sconto holding» (il patrimonio delle holding viene valutato dal mercato meno della somma di quelli delle partecipate), facendo affluire più direttamente i dividendi ai vertici ed eliminando costi di gestione inutili.
Che i vertici di Torino stessero accelerando la soluzione si era capito sei mesi fa, quando Ifil aveva lanciato un piano di buy back di azioni proprie. Piano che ha riportato a casa, fino al 24 agosto, oltre 20 milioni di titoli ordinari e 917mila risparmio. L’operazione, conveniente visti i valori sacrificati del titolo Ifil in Borsa, si è però interrotta quando è arrivata l’occasione di acquistare in blocco, per 130 milioni di euro, 10 milioni di azioni privilegiate (la sola categoria quotata) dell’Ifi, messe in vendita dal fondo Amber Capital in cerca di liquidità. L’accomandita di famiglia è così salita al 59,08% del capitale totale di Ifi e all’acquisto ha fatto seguito un comunicato della società che, per la prima volta afferma esplicitamente l’esistenza di un progetto di riassetto. Quale sarà il percorso seguito da Torino non è noto, «Stiamo studiando le varie ipotesi ed opzioni disponibili alla luce del recente acquisto», recita il comunicato.

Tra le congetture fatte dagli analisti l’accorpamento tra Ifi e Ifil, oppure la fusione tra l’accomandita Giovanni Agnelli & C. e l’Ifi. Riguardo gli advisor per l’operazione, si fa già il nome di Banca Leonardo, la banca d’affari guidata da Gerardo Braggiotti, di cui l’Ifil possiede il 9,78%.

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