Dramma del disagio a San Giuliano Milanese dove un equadoriano di 45 anni è stato accoltellato a morte dalla figlia 27enne della convivente salvadoregna, giovane clandestina in Italia, al termine di un litigio. Lennesimo da quattro mesi a questa parte. Cioè da quando luomo, dopo essere stato licenziato, aveva iniziato a bere. E a diventare violento. E, violenza per violenza, la ragazza stavolta ha reagito. Luomo, raggiunto con un fendente alla femorale, ha lottato tra la vita e la morte tutto venerdì notte. Ma ieri mattina è spirato.
Sono le 22.40 di venerdì quando lequadoriano, Jiulio Cesar Velasco, ex carrellista in un magazzino di logistica in zona, torna a casa, un appartamento in un palazzo al civico 4 di via Raffaello Sanzio, ancora una volta ubriaco. Lennesima giornata alla ricerca di un lavoro. Lennesima delusione. La convivente H.M.E., 42 anni e la figlia, H.J.B., 27 anni, sono ancora sveglie. Con loro anche la nipotina della convivente di soli 5 anni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti - coordinati dal pm di Lodi Paolo Filippini - appena entrato in casa lui inizia a insultare, spintonare e strattonare le tre. Finché, a un certo punto, qualcosa scatta nella mente della ventisettenne. Che, dopo aver notato un coltellaccio appoggiato sul lavandino in cucina, corre ad afferrarlo e, impugnandolo furiosa (la lama entrerà nella carne per 9 centimetri) sferra un fendente che va a colpire la coscia destra di Velasco squarciando larteria femorale.
Le due donne a quel punto capiscono che la situazione è grave. Cercano di tamponare la ferita come possono, con gli strofinacci che hanno a disposizione. Ma luomo sta sempre peggio. Alla fine lo caricano in auto e poi lo portano alla vicina Croce Bianca. Da qui parte la corsa al pronto soccorso di San Donato a sirene spiegate. Luomo è in stato di shock emorragico e per shock emorragico morirà, dopo otto ore in rianimazione. Dalle 24 linterrogatorio delle due donne. Madre e figlia parlano di un litigio in famiglia durante il quale sarebbe stato lo stesso equadoriano ad accoltellarsi. Ma la versione non convince gli inquirenti.
È così che le due donne vengono «torchiate» per ore. E alla fine raccontano la verità. La ventisettenne finisce a San Vittore con laccusa di omicidio preterintenzionale.
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