Un nuovo omicidio familiare, consumato fra le mura domestiche. Questa volta in un piccolo paese in provincia di Vercelli, dove nella notte fra domenica e lunedì Daniele Chiatrian, 49 anni, ha ucciso con quattro coltellate sua moglie, la cinquantatreenne Maria Rosa Vaglio mentre la loro figlia quattordicenne dormiva in camera sua e veniva svegliata dalle urla della madre. L’uomo ha poi chiamato il 118 e ha atteso l’arrivo dei carabinieri, che hanno trovato il cadavere della vittima sul letto. Il delitto è avvenuto a Riva Valdobbia, in Valsesia, dove i due coniugi gestivano un negozio di alimentari. All’arrivo dei carabinieri ha confessato e si è lasciato condurre al carcere di Vercelli mormorando fra le lacrime «Mio Dio, che cosa ho fatto». Sempre secondo i primi riscontri, i due coniugi avevano trascorso la serata in pizzeria con la figlia quattordicenne, la figlia maggiore e il fidanzato. Nulla, insomma, faceva presagire quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Quanto al movente, secondo i carabinieri di Alagna, centro turistico alle pendici del Monte Rosa che si trova a pochi chilometri da Riva, sarebbe da ricercare nell’ostilità reciproca che marito e moglie nutrivano ormai da tempo.
Ma questo è solo l’ultimo omicidio scaturito dai rapporti familiari avvenuto dall’inizio di febbraio. Delitti i quali - premeditati, frutto di raptus o preterintenzionali che siano - hanno come comune denominatore i legami affettivi che univano vittima e carnefice. Come l’uccisione di Domenico Piccolo (51 anni) avvenuta venerdì scorso a Nicotera Marina (Vibo Valentia) per mano del figlio quindicenne, che ha confessato di aver ucciso il genitore per proteggere la madre dalle sue violenze, anche se ha dichiarato che voleva solo spaventarlo, fargli provare la sensazione di essere aggredito. Il ragazzo, in compagnia di un suo amico, si era entrato in casa con il volto coperto da un passamontagna e aveva accoltellato il padre davanti al fratello maggiore, ventenne, e ai fratellini più piccoli, di 10 e 4 anni.
O come la tragedia avvenuta a Pineto, in provincia di Teramo, nella tarda serata di sabato, quando padre e figlio si sono uccisi a vicenda. Pasquale Peracchia (73 anni, pensionato) e il figlio Gabriele (50 anni, disoccupato) avevano cominciato a litigare fino poi a colpirsi con un coltello e un’ascia. Secondo la testimonianza della moglie di Pasquale Peracchia, il figlio ha colpito per primo il padre con un colpo di ascia alla testa ma quest’ultimo è riuscito a prendere un grosso coltello da cucina sferrando una coltellata all’altezza dell’addome del figlio procurandogli un grosso taglio e una profonda ferita. A sua volta Gabriele, nonostante la grave ferita riportata, è riuscito a disarmare il padre e con lo stesso coltello gli ha sferrato diverse coltellate.
L’ultimo omicidio familiare prima di quello di Riva Valdobbia si è consumato domenica a Bologna, con Marcello Pistone (48 anni) che si ucciso dopo aver ammazzato a colpi di pistola sua moglie Ilham Azounid (32 anni) e il figlioletto Rashid di appena due anni.
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