Politica

Accolti i rilievi del Quirinale Ciampi soddisfatto: bene così

La Russa: «Abbiamo già risolto gran parte dei problemi evidenziati dal presidente»

Massimiliano Scafi

da Roma

«Bene così», però «ora vogliamo vedere le correzioni». Il giorno dopo, dal Colle filtra una moderata «soddisfazione»: il centrodestra incassa infatti i rilievi di Ciampi sulla legge elettorale senza troppi problemi. Anzi. «Le osservazioni del presidente sono giuste e noi le accoglieremo», dice Michele Saponara. «Si tratta di preoccupazioni fondate - aggiunge Ignazio La Russa -, di problemi reali da risolvere e che in parte abbiamo già risolto». Il tavolo tecnico delle riforme dovrà quindi fare gli straordinari e preparare sette emendamenti per evitare i profili di incostituzionalità segnalati dal capo dello Stato sulla soglia di sbarramento, sull’indicazione del nome del candidato premier sulla scheda e sul premio di maggioranza del Senato. E adesso, per una valutazione definitiva, il Quirinale aspetta i «necessari» cambiamenti.
Il giorno prima, dal Colle filtrava invece una forte «irritazione». A far imbufalire il presidente erano state le parole di Silvio Berlusconi: «So che da Ciampi non arriverà nessun messaggio alle Camere sulle riforme», una frase che «schiacciava» troppo il capo dello Stato sulle posizione della Cdl. Così, finiti i telegiornali della sera, il Quirinale ha dovuto, politicamente e mediaticamente, riequilibrare. Lo ha fatto a tarda ora, rendendo pubblica una telefonata tra Gaetano Gifuni e Gianni Letta. Un colloquio «cordialissimo» nei toni quanto «denso nei contenuti», che è servito a fare chiarezza su due argomenti. Il primo riguarda la devolution. Berlusconi ha ragione, Ciampi non ha in gestazione nessun messaggio perché su questa materia non può intervenire senza il rischio di schierarsi da una parte o dall’altra.
Il secondo argomento è più importante e riguarda il proporzionale. Al di là della sua personale preferenza per il sistema maggioritario, Ciampi, attraverso Gifuni, ha sollevato tre possibili vizi di incostituzionalità nella legge che il centrodestra sta preparando. Innanzitutto, una soglia di sbarramento al due o al quattro per cento lascerebbe fuori dal Parlamento la Sudtiroler Volkspartei e l’Union Valdotaine e cancellerebbe perciò la rappresentanza di due regioni, in contrasto con il diritto sancito dalla Carta di tutelare le minoranze linguistiche. Poi, il nome del candidato premier sulla scheda: se la cosa è accettabile «con riserva» in un sistema maggioritario, diventa improponibile in un sistema proporzionale perché priverebbe il capo dello Stato del suo potere costituzionale di conferire l’incarico per il governo. Infine, bisogna rivedere il calcolo su base regionale per l’elezione dei senatori e la relativa assegnazione del premio di maggioranza.
Dubbi snocciolati da Gifuni nella lunga telefonata con Letta, perplessità che possono però essere risolte. Il tempo c’è, i termini per gli emendamenti scadono lunedì. C’è anche, pare, la volontà della Cdl. Il Quirinale «aspetta» le correzione per «valutarle», ma non sembra, almeno per ora, intenzionato a negare la firma e a segare la legge. Se Ciampi avesse voluto davvero imbrigliare la riforma proporzionale, si fa notare in ambienti parlamentari, non avrebbe usato la moral suasion, non avrebbe avvisato per tempo il governo.

Per silurarlo, gli sarebbe bastato aspettare il voto e rimandare il provvedimento alle Camere.

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