Accordo sulle aree: ecco chi fa l’affare

Galeotta fu la cena a casa di Letizia Moratti: martedì notte è stato trovato l’accordo tra il sindaco, il presidente della Provincia Guido Podestà e il govenatore Roberto Formigoni. O così avrebbe dovuto essere fino all’antipasto. Per i terreni di Expo è stata scelta, dopo estenuanti braccio di ferro, la strada del comodato d’uso. Una soluzione, condivisa solo a parole dai soci, a giudicare dal sorriso tirato del presidente Formigoni, che lasciato il desco pochi minuti prima di mezzanotte, commentava: «Abbiamo visto dei bellissimi quadri». Il mal di pancia del governatore, durato tutta la giornata di ieri, non era imprevedibile: da sempre Formigoni era schierato per la soluzione dell’acquisto, tramite Newco, dei terreni di Fondazione Fiera e gruppo Cabassi, ritenuta «migliore, più garantita e più trasparente». Non è un mistero nemmeno che Comune e Provincia preferissero il comodato d’uso: così prevedeva la proposta di accordo di programma del 2008, cui aveva aderito anche la Regione, ma soprattutto né Comune né Provincia avevano o hanno la disponibiltà economica necessaria per comprare i terreni - nonostante la Regione si sia offerta di coprire la loro quota.
Ora si è tornati al punto di partenza: o meglio alla bozza di accordo che, tramontata l’ipotesi dell’acquisto, era stata scritta lo scorso luglio: «Ieri abbiamo condiviso un percorso tra Provincia e Regione che si riallaccia a quanto condiviso nel mese di luglio con i soci di Expo - ha assicurato Letizia Moratti - quindi ora sta ai nostri tecnici elaborare la proposta che faremo a Fiera e al gruppo Cabassi per avere la disponibilità delle aree nei tempi tecnici previsti per presentarci al Bie il 19 ottobre».
Ma di cosa si tratta? Il comodato d’uso prevede che Fondazione Fiera e gruppo Cabassi cedano le loro aree, che si estendono per circa 700mila metri quadrati, alla società Expo 2015 spa, in diritto di superficie al prezzo simbolico di 1 euro. Terminato l’evento, nel 2016, le aree torneranno nelle mani dei legittimi proprietari, con una nuova destinazione d’uso, da agricola a edificabile, e arricchite di tutte le infrastrutture di collegamento, del valore stimato di 120 milioni di euro. Si tratta di terreni, comprati anni addietro al prezzo di 13 milioni di euro, stimati dall’agenzia del Territorio 50 - che la Regione avrebbe provato a comprare a 30 milioni - e che lieviteranno intorno ai 200 milioni di euro dopo l’Expo. A fronte del guadagno per i privati, derivante dalla rivalutazione dei terreni, l’accordo prevede che Fiera e Cabassi contribuiscano con 190 milioni di euro alla realizzazione del sito, di cui 90 come oneri di urbanizzazione, 50 milioni per housing sociale, cui si aggiunge la cessione della cascina Triulza del valore di 8 milioni. In cambio i terreni, di cui il 46% rimarrà in mano ai privati, avranno un indice edificatorio dello 0,52. Un bell’affare non c’è che dire se si pensa che su quella zona il pubblico investirà oltre un miliardo. La prima ad accorgersene è stata Piazza Affari che ha visto salire le quotazioni di Fiera Milano del 16,75%. il titolo ha chiuso infatti a 4,88 euro per azione, ai massimi di giornata e dell’anno, risalendo in un solo colpo ai livelli di novembre 2009.


Con queste garanzie - cambio di destinazione d’uso e aumento della quotaizone del terreno - sia gruppo Cabassi che Fondazione Fiera già domani potrebbero bussare alle banche per ottenere crediti, che, date le condizioni economico finanziarie di entrambi, non avrebbero mai ottenuto. Non è infatti un mistero che Fiera spa E quindi Fondazione Fiera e la famiglia Cabassi non navighino in buone acque.

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