Accusato di omicidio a 17 anni Oggi sarà impiccato a Teheran

SENZA PIETÀ Il ragazzo avrebbe ucciso un giovane rivale in amore durante una lite per strada

Sarà impiccato oggi, ad appena 20 anni, Safar Angooti, condannato a morte per un omicidio commesso all’età di 17 anni. Ancora una volta il regime di Teheran si mostra impietoso nei confronti dei suoi cittadini. L’ultima esecuzione nei confronti di un giovane che aveva commesso un omicidio quando era ancora minorenne è avvenuta appena una settimana fa.
Il boia entrerà in azione oggi eliminando Safar perché tre anni fa il giovane avrebbe ucciso un suo rivale in amore durante una rissa in strada. Disperato l’appello dell’avvocato del ragazzo: «L’Unione europea e le Nazioni Unite devono fare tutto il possibile per fermare queste esecuzioni che sono chiare violazioni dei trattati internazionali firmati anche dall’Iran e che vietano la pena di morte per i colpevoli di reati commessi in minori età». Amnesty International, l’organizzazione che si batte contro la pena di morte nel mondo, ha accusato spesso le autorità iraniane di infrangere i trattati internazionali, sottoscritti anche da Teheran, che vietano di condannare alla pena capitale i minorenni.
E mentre il boia non si ferma, anche la battaglia politica contro gli oppositori del regime va avanti senza sosta. Cento deputati (su un totale di 290) hanno chiesto alla magistratura di incriminare Mir Hossein Mussavi, il leader riformista, per «aver agito in linea con i nemici» della Repubblica islamica. I cento deputati che hanno inviato al procuratore generale dello Stato la denuncia contro Mussavi appartengono all’area fondamentalista. Uno di loro, Hamid Rasai, ha detto all’agenzia Fars che si tratta «per la maggior parte di avvocati». Nell’esposto, ha sottolineato Rasai, si afferma che «le dichiarazioni e le attività di Mussavi rappresentano un colpo portato al sistema islamico, al popolo e alla pubblica proprietà». E che la magistratura «deve affrontare con durezza coloro che violano la legge». Il tutto mentre altre condanne per le proteste post-elettorali, tra le quali quella del sociologo irano-americano Kian Tajbakhsh, condannato ad almeno 12 anni di reclusione, sono state rese note ieri. Mussavi, candidato moderato alle presidenziali del 12 giugno scorso, è considerato, con l’ex candidato riformista Mehdi Karrubi, il leader del cosiddetto «movimento verde», che protesta contro la rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, considerando il voto viziato da brogli.
Sul fronte diplomatico a proposito del dossier sul nucleare, la questione francese sembrava aver «bloccato» i negoziati di Vienna dopo che Teheran aveva fatto sapere di non voler più far accordi con Parigi sull’arricchimento dell’uranio. I negoziati erano di fatto stati rimandati: «Saranno condotti con Usa e Russia - aveva detto il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki - e alla presenza dell’Aiea.

Non abbiamo bisogno di molto carburante e non abbiamo quindi bisogno di molti Paesi. Non c’è quindi spazio per la Francia». L’impasse è stata poi superata in serata quando le discussioni sono riprese tra tutte le parti interessate.

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