Un pesante atto d'accusa contro l'Istat è venuto dal convegno che la CoGIS (Commissione per la garanzia dell'informazione statistica) ha organizzato a Roma, presso il CNEL.
Gli esperti del settore hanno discusso dell'importanza, soprattutto in questo momento di crisi economica internazionale, di avere a disposizione dati aggiornati, mentre l'inadeguatezza del sistema nazionale di rilevamento statistico non sembra in grado di fornirli. Il fatto è che, sebbene ricorra il XX anniversario della creazione del sistema statistico nazionale (SISTAN), questo non è stato effettivamente realizzato.
«Proprio in questi giorni - ha spiegato il professor Achille Chiappetti, presidente del CoGIS- il governo ha dovuto mettere da parte i dati forniti dall'Istat, che evidenziavano il calo dell'economia lo scorso mese di febbraio, mentre le stime più recenti fanno emergere una realtà in cui si ha da qualche settimana un barlume di ripresa».
Malgrado l'ottimo livello della statistica italiana dal punto vista qualitativo, nel convegno si è puntato il dito contro il grave gap che caratterizza l'informazione statistica ufficiale e riguarda la tipologia di oggetti presi in considerazione.
«Spesso - ha sostenuto Chiappetti - i dati non sono di grande utilità o addirittura sono inutili, mentre non vengono forniti quelli necessari per le istituzioni, le forze politiche, le imprese e le famiglie. E ciò determina la scarsa attenzione e la sfiducia nei confronti dell'informazione statistica che costituisce, invece, uno strumento essenziale per il governo del Paese».
Al seminario, che è stato aperto dall'intervento del presidente del CNEL Antonio Marzano, sono stati fatti alcuni esempi per spiegare le attuali carenze. L'analisi è partita dai risultati di un'indagine condotta sull'attività statistica delle Regioni.
Oggi non conosciamo il costo delle autonomie e quindi del federalismo; non abbiamo perciò le giuste coordinate per distribuire la potestà di prelievo e realizzare il federalismo fiscale. Non conosciamo, se non superficialmente, la produttività delle singole amministrazioni dello Stato e degli enti locali e l'entità di fenomeni quali la delocalizzazione e l'internazionalizzazione delle imprese. C'è, poi, un'incapacità di fotografare le vicende della cosiddetta finanzia virtuale che ha portato, perciò quasi di sorpresa, la grave crisi economica globale. E bisogna ricordare anche le polemiche sugli indici dei prezzi e quindi sulle effettive variazioni del costo della vita.
«Il gap - ha spiegato Chiappetti- è costituito anche dalla scarsa tempestività con cui i dati vengono forniti e pubblicati. La lentezza della produzione della nostra informazione statistica si è clamorosamente evidenziata in sede comunitaria».
L'incontro è stato voluto dall'autorità di garanzia della statistica per evidenziare e correggere le cause di queste carenze. Diverse le criche fatte dagli esperti, tra i quali Carlo Filippucci della CoGIS, Vincenzo Cerulli Irelli dell'università «La Sapienza» e Guido Audasso del Cisis (Centro interregionale per i sistemi informatici, geografici e statistici). Secondo i promotori del seminario, il programma statistico nazionale non costituisce un documento programmatorio generale ed unitario e la raccolta dei dati della massima parte delle statistiche di interesse nazionale non è stata ancora decentrata nei livelli territoriali di governo: Regioni, province e comuni. «Nè l'Istat - ha accusato Chiappetti -si è preoccupato di attrezzare e di assistere gli enti locali per la formazione di una rete di uffici di statistica completa ed efficiente su tutto il territorio nazionale. Vi sono aree del Paese, specie nel meridione, quasi del tutto scoperte».
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