Quando ha letto i giornali con le prodezze di Nadia è rimasto a bocca aperta: «Lei ad Arcore? Lei a letto con Berlusconi? Non ci posso credere».
Perché non ci crede, signor Rota?
«Perché penso che si sia inventata tutto. Per come l’ho conosciuta io, è una persona capace di mettere in fila tante frottole».
Una gran narratrice?
«Ma no, una modesta contaballe. Una che combatteva per sopravvivere, con tanti problemi sulle spalle e la capacità di raccontare una cosa per un’altra».
Lucio Rota un’idea sulla escort sbucata alla Procura di Palermo se l’è fatta. E se l’è fatta in tempi non sospetti: più o meno cinque anni fa quando diede in gestione a Nadia Macrì e al suo fidanzato un bar di sua proprietà alla periferia di Reggio Emilia, sulla strada che porta a Scandiano. Un’esperienza burrascosa, durata pochi mesi.
Signor Rota, com’era la coppia?
«Per me fu un disastro. Un infortunio. Un errore da non ripetere».
Perché?
«Per tante ragioni. Tanto per cominciare, non sapevano fare i baristi, né lui né lei. Anzi, per come me li ricordo non avevano molta voglia di lavorare. Poi spesso venivano alle mani».
Si picchiavano?
«Li ho visti menarsi, e forte, con i miei occhi. Tutto il quartiere sapeva che erano due personaggi violenti».
Anche lei o solo lui?
«No, tutti e due. Nadia era una donna violenta. E, se mi permette, una gran ballista».
Balle?
«Altro che. Era capace di inventare qualsiasi cosa. Ed era una persona totalmente inaffidabile».
Addirittura?
«Ma sì. Ti diceva una cosa la sera e il mattino dopo cambiava versione».
L’affitto lo pagava?
«Mai visto un euro. Lei ti diceva: “Guardi, domani le verserò i soldi”. Io aspettavo e il giorno dopo non succedeva assolutamente niente. Così per settimane, anzi per mesi».
Poi?
«Poi ho rimediato all’errore».
Li ha cacciati?
«Li ho mandati via».
Più precisamente, in che periodo le ha affidato il bar?
«Dovrei controllare. Ricordo che lei era incinta. Quando il caso è scoppiato, l’altro giorno, ho letto sui giornali che lei entrò in contatto con Brunetta perché volevano portarle via o le avevano appena portato via il figlio piccolo».
Esatto. Brunetta ha confermato l’incontro e l’ha collocato nel 2006.
«Quindi ne deduco che io ho incontrato Nadia e il suo uomo un po’ prima».
Nel 2005?
«Direi di sì. Nel 2005».
In seguito?
«Mai più saputo nulla di loro fino all’altro giorno. Poi siete arrivati voi giornalisti a farmi domande, iniziando dal Giornale di Reggio».
Nadia sarebbe stata introdotta al mondo della politica da un’amica, Perla Genovesi, ex assistente del parlamentare Pdl Enrico Pianetta.
L’ha conosciuta?
«No, il nome della Genovesi l’ho letto per la prima vota in questi giorni sui quotidiani.
Dunque, che idea s’è fatto di questa storia?
«Credo di averle già esposto il mio punto di vista. Nadia era una persona da prendere con le pinze. Poi non posso sapere se quello che dice sia vero, verosimile, falso o un miscuglio di verità e menzogne. Però, se posso esprimere un parere...».
Prego.
«Credo che molto sia frutto della fantasia».
Non crede a Nadia?
«No, però questa è un’opinione, non ho elementi concreti. Diciamo che mi baso sui miei ricordi».
I fatti narrati sono posteriori.
«Infatti. Lei gestiva il bar prima di cominciare, se l’ha cominciata, questa seconda vita di cui ha parlato alla Procura di Palermo. Di quel che è accaduto dopo, grossomodo dal 2006, non so nulla. Leggo sui giornali che anche la Procura di Palermo avrebbe più di un dubbio su quel che lei ha raccontato. Io non posso aiutarli».
Anche Brunetta è furioso e ha
«Beh, se devo credere a lei o a Brunetta, che pure non ho mai avuto il piacere di incontrare, io sto dalla parte di Brunetta».
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